A pronunziarsi in merito è la Corte di Cassazione: in caso di diffamazione niente carcere per i giornalisti. Le motivazioni di tale sentenza trovano il loro perché nelle vicende di un giornalista e del direttore della testata per la quale lavorava, "La voce di Romagna" accusati per un articolo che riportava informazioni imprecise riguardo alla cronaca su un furto in una caserma.

La vicenda è quasi identica a quella dei due giornalisti di Panorama e del loro direttore Mulè, finità però in maniera ben differente, visto che in quel caso sia i giornalisti sia il direttore furono condannati in primo grado ad 8 mesi di detenzione.

Dopo le condanne proprio Panorama ha portato avanti la propria battaglia portando in Parlamento una norma, poi approvata dalla Camera, che ha eliminato il carcere per il reato di diffamazione.

Oggi a rafforzare quella norma arriva anche la sentenza delle Corte Costituzionale che specifica che la categoria dei giornalisti spesso è oggetto di gravi ed ingiustificati attacchi da parte anche di movimenti politici il cui fine è quello di limitare il potere informativo dei giornali, sia della carta stampata che online. Proprio per questo motivo la Cassazione spinge a non infliggere in carcere come pena in caso di condanna per diffamazione, ma soltanto pene pecuniarie.

La sentenza della Cassazione va ad aggiungersi alla battaglia che porta ad una affermazione della civiltà, che dopo molti richiami dell'UE, dovrebbe avvicinare anche l'Italia al principio essenziale che evidenzia una democrazia matura, ovvero la libertà di informazione.