Martedì 4 marzo 2014 è un'altra giornata importante per valutare la situazione complessiva che si è venuta a creare in Crimea dopo i drammatici fatti di questi giorni in Ucraina. Dopo l'ultimatum di ieri, poi clamorosamente smentito, un più che mai ambiguo Putin ha ordinato il ritiro delle truppe ammassate sul confine ucraino: resta però operativo il presidio a protezione delle basi navali in Crimea.
Il "piccolo Zar", messo in queste ore in discussione dalla Merkel, parla di vero e proprio colpo di Stato in Ucraina, cioè di una presa del potere con l'uso della forza e delle armi.
E su queste premesse basa i fondamenti della sua reazione militare, che tanto allarma Usa e Europa.
"La Russia si riserva il diritto di ricorrere a tutti i mezzi per proteggere i russi che sono attualmente residenti in Ucraina." ha voluto precisare oggi Putin, come se non fosse abbastanza chiaro, continuando in questo modo ad esercitare una forte pressione psicologica sia su Kiev che sull'opinione pubblica internazionale che segue con grande preoccupazione lo svolgersi degli eventi, con gravi ricadute su Borse e mercati.
C'è poi il rebus Sebastopoli. Secondo le informazioni in nostro possesso i cittadini saranno chiamati a votere il giorno 30 marzo 2014, domenica, un referendum per decidere se entrare a far parte o meno della Russia ma l'organizzazione di questa fondamentale consultazione elettorale è ancora in divenire e dunque avremo l'ufficialità solo nei prossimi giorni.
Dobbiamo aspettarci altri colpi di scena?
Mosca si dice molto preoccupata dal dilagare del trasferimento di capitali all'estero di queste concitate ore a causa della forte preoccupazione dopo la ferma esibizione muscolare di Putin, con spiegamento di uomini e mezzi che non promettevano nulla di buono. La Banca centrale ha così aumentato il proprio tasso di riferimento dell'1,5%, portandolo da 5,5% fino al 7%, per combattere l'inflazione.
Altro problema scottante resta quello del gas. Come già noto, l'Ucraina ha accumulato un forte debito con la Russia e secondo quanto trapela oggi, martedì 4 marzo 2014, Gazprom, la società fornitrice, un autentico colosso economico, sarebbe determinata a revocare lo sconto previsto sul pagamento delle forniture ucraine, creando così altri problemi a Kiev nel breve-medio periodo, problemi che naturalmente minacciano di aggravare la crisi economica in atto nel Paese.
Kiev deve a Mosca 1,55 miliardi di Dollari e scusate se è poco... Anche questo ha contribuito a gettare benzina sul fuoco e forse ha forzato un po' la mano a Putin.