Salgono a 135 i decessi causati dal virus Ebola, che sta mettendo in ginocchio l'Africa Occidentale. 

L'epidemia, iniziata a febbraio in una zona compresa fra la Guinea e la Liberia, continua a mietere vittime e si presume che nuovi casi saranno identificati nei prossimi giorni. A rischio sono soprattutto gli operatori sanitari e gli addetti alle sepolture.

L'ebola spaventa l'Africa e l'Europa, ma concentriamoci per un po' sui segnali positivi e mandare un messaggio di speranza.

L'Europa pare non correre rischi, così come chi si trova in viaggio in quelle zone.

Non ci sono restrizioni di viaggi e movimenti di merci da parte l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Come spiega la ricercatrice Flavia Riccardo, dell’unità di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità "Il rischio di infezione per turisti, visitatori o residenti nelle aree affette è considerato molto basso, purché si eviti il contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di persone infette: vive o decedute".

Ma ecco un messaggio di speranza, cioè la storia a lieto fine di Rose, guarita dal virus e dimessa dopo 10 giorni d'isolamento. La notizia non è freschissima, ma probabilmente è sfuggita agli occhi di molti. Condividere questa bella notizia è importante, perché rappresenta una speranza, in mezzo a tante notizie allarmanti, e ci dice  che è  possibile guarire dall'ebola, ricevendo in maniera tempestiva le giuste cure.

Rose, poco più che diciottene, ha trascorso 10 giorni in isolamento, nel centro di Medici Senza Frontiere a Guéckédou, nel sud-est della Guinea, dopo che le avevano riscontrato l'ebola. Ora, perfettamente guarita, ha potuto  lasciare il centro e ricongiungersi ai suoi cari. Presto anche altri pazienti potranno lasciare il centro.   

Il contributo di Medici Senza Frontiere si sta rivelando fondamentale, nel contrastare la diffusione dell'epidemia e nel prestare le cure necessarie alle persone colpite.

Molte le iniziative intraprese fino ad ora, come apprendiamo dal sito ufficiale di Medici Senza Frontiere. In particolare, è stato ampliato il centro di Conakry e personale sanitario è stato inviato presso le comunità per  identificare le persone affette dal virus. A Guéckédou,  è stata realizzata  un’unità di isolamento, la stessa che ha accolto e accudito Rose, fino alla completa guarigione.