A Viterbo durante la fine della mattinata di mercoledì 2 aprile, la Squadra Mobile di Viterbo ha provveduto alla cessazione dal compito dei pubblici incarici di servizio, pena introdotta dal Gip del Tribunale di Viterbo, ad un'assistente scolastica per bambini portatori di handicap, dipendente di un'associazione che si occupa di aiutare esseri umani portatori di handicap. In questo modo gli agenti della squadra mobile, indirizzati da Fabio Zampaglione, hanno sospeso dall'occupazione la donna cinquantenne.

Il provvedimento giurisdizionale protettivo è scaturito da una riservata attività investigativa portata avanti dai dipendenti dell'unità qualificata della Squadra Mobile, intrapresa in seguito alla segnalazione della mamma di un ragazzo notevolmente disabile di dodici anni che era iscritto in una sede scolastica del capoluogo, riguardante a probabili sopraffazioni cui era sottoposto il bambino durante le lezioni.

In particolare la madre raccontava che il figlio aveva raccontato in confidenza a lei e ai dottori che lo hanno in cura, avvenimenti che avevano suscitato sospetto sul procedimento didattico utilizzato dall'assistente.

Le indagini predisposte dalla Procura della Repubblica hanno permesso di ottenere diverse corrispondenze su quello che aveva raccontato la madre. Per di più il bambino, ascoltato a voce in prova protetta, con la partecipazione di specialisti di psicologia infantile, riferiva di essere perseguitato da vicende di maltrattamento e umiliazione, in molteplici modi, durante le ore scolastiche. Per provare tutto quello che era stato nel primo momento delle investigazioni, sono state iniziate varie opere d'intercettazione video ambientali, nelle classi dell'istituto seguito dalla vittima.

Con l'aiuto degli attrezzi tecnici, gli agenti hanno dimostrato avvenimenti in cui la signora si faceva azioni di maltrattamento fisico, come schiaffi, ceffoni, calci, spintoni, immobilizzazioni violente, nei confronti dell'allievo. Sono stati anche registrati molteplici dialoghi dal contenuto persecutorio di tipo psicologico, con situazioni durante le lezioni, era minacciato, insultato e schernito con modi di dire che non si possono ripetere.

E anche la madre aveva rivelato che il figlio le aveva detto in confidenza avvenimenti che l'avevano suscitato sospetto sul criterio pedagogico usato dall'assistente. Purtroppo la mamma non si sbagliava, i suoi dubbi sono divenuti verità. Inviati tutti i risultati investigativi in una minuziosa informativa, l'autorità giudiziaria competente ha utilizzato all'insegnante il provvedimento di sospensione, avendo presentato a suo carico il crimine di maltrattamenti nei confronti di un minorenne portatore di handicap, a lei consegnato per motivi di attenzione, educazione, protezione e assistenza, con l'aggravamento di aver commesso il fatto nei riguardi di un minore.