Enrico Maltauro, l'imprenditore milanese arrestato giovedì nell'ambito dell'inchiesta Expo 2015, ha confessato e allo stesso tempo ha confermato le ipotesi della procura milanese relativamente al sistema delle tangenti che caratterizzava i lavori per l'importante manifestazione milanese. Per poter lavorare, secondo quanto dichiarato dal Maltauro, doveva 'stare al gioco' e accettare questo sistema di tangenti.

''Era un sistema basato sulle tangenti, ed io per poter lavorare mi adeguavo e pagavo. La cupola mi ha chiesto un milione e duecentomila euro di mazzette'', queste le dichiarazioni dell'ex manager davanti ai pm milanesi Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio, riportate dai maggiori quotidiani.

Dichiarazioni che sono state confermate dagli altri indagati, eccetto Paris che ha negato il tutto.

Stesse dichiarazioni per il politico Sergio Cattozzo, interrogato per quattro ore e che dovrà ancora rispondere ai giudici la settimana prossima quando verrà riconvocato per ribadire dell'esistenza di appalti truccati e di tangenti con promesse di carriera per tutti i complici di questo sistema.

Proprio Cattozzo, durante l'interrogatorio ha spiegato il significato degli importi scritti sul post it che inizialmente aveva tentato di nascondere; poi, il politico stesso aveva spiegato  che su quei pezzi di carta erano scritti i valori delle mazzette e delle tangenti versate dall'imprenditore vicentino: un totale di 590mila euro. Mentre i suoi compensi sono stati versati direttamente da Maltauro sotto forma di falsi contratti (300mila euro lordi più un Audi da 60mila euro).