A Vercelli, precisamente a Santhià, sterminata un'intera famiglia con un oggetto contundente appuntito. Le vittime sono due coniugi ottantenni, Tullio Manavella e Pina Bono, e la figlia di cinquantasei anni. L'assassino, fermato è stato fermato a Venezia con gli abiti sporchi di sangue e in profondo stato confusionale. E' il nipote della coppia che ha subito confessato: "Sono stato io".
A scoprire il tutto è stata la donna delle pulizie, che giornalmente si presentava in casa degli anziani per svolgere e mansioni domestiche nell'abitazione: si è trovata di fronte una scena raccapricciante.
Nessuno le apriva la porta d'ingresso così la donna ha avuto la fortunata idea di telefonare ai Vigili del Fuoco per capire cosa stava accadendo.
Al loro arrivo i Vigili hanno fatto irruzione nell'abitazione dove il primo corpo esanime è stato ritrovato nella camera da letto, si trattava della figlia trasferitasi da poco presso i genitori, dopo essere stata vittima di una rapina. In un'altra stanza i corpi senza vita dei due coniugi.
I Ris sono intervenuti sul posto e hanno aperto le indagini. Sono stati rinvenuti segni di colluttazione e l'abitazione era chiusa dall'interno dall'interno. Gli inquirenti hanno interrogando amici e vicini ma al loro arrivo non hanno trovato in casa il nipote venticinquenne Lorenzo, dopo poco rintracciato e posto agli arresti dopo la confessione.
Le accuse vanno da quella di strage familiare a quella di tentata rapina. Il sindaco della località, Cappuccio, chiede subito risposte e giustizia. "A Santhià una storia così non era mai accaduta e siamo sconvolti".