La tregua proposta dall'Egitto, che iniziava alle 9 locali del 15 luglio ed accettata dagli israeliani e da Abu Mazen, a capo dell'Anp, era destinata a fallire in partenza, dato che subito Hamas aveva rifiutato qualsiasi tentativo in tal senso.
Dopo più di sei ore di attacchi continui da parte di Hamas, che ha sparato ben 47 razzi contro le città israeliane, il suo esercito si è visto costretto a reagire, contrattaccando a quest'ennesima provocazione.
Il primo ministro israeliano Netanyahu, accettando il tentativo proposto dall'Egitto, ha voluto dimostrare agli europei ed americani preoccupati dell'aggravarsi della crisi di Gaza, come il suo paese fosse disposto a trovare una soluzione diplomatica alla situazione che si è creata negli ultimi giorni, concordando sulla necessità di smilitarizzare la striscia di Gaza senza l'utilizzo della forza.
In tal senso va letto anche il rinvio di un attacco via terra da parte dell'esercito israeliano, soluzione estrema che lo stesso governante vorrebbe evitare.
Questo tentativo, però, è naufragato davanti al continuo invio di razzi contro la sua popolazione, che lo ha costretto a reagire per difenderla dal pericolo imminente, facendo alzare di nuovo in volo gli aerei per bombardare le zone da cui sono partiti i colpi.
Intanto le diplomazie internazionali iniziano a muoversi, seppur lentamente. Il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini è stata la prima, recandosi personalmente a Gerusalemme per tentare una difficile mediazione. Nessun arrivo previsto al Cairo, invece, da parte del Segretario di Stato americano Kerry.
In queste ore risulta sempre più assordante il silenzio da parte della Casa Bianca, che dopo le dichiarazioni di rito sulla necessità di riportare la pace, non sembra voler fare nulla di concreto, almeno per il momento.
Negli ultimi giorni sono già morti quasi 200 persone tra i palestinesi, mentre dall'altra parte solo una contraerea efficiente ed una difesa basata su uno scudo definito 'iron dome' ha evitato le stesse perdite.
Ci si augura che il buon senso prevalga e si riesca a riportare la calma e far tacere le armi, anche se gli ultimi atti da parte di Hamas non sembrano promettere nulla di buono. A partire da oggi, infatti, ha bloccato il valico di Erez che collega Israele e Gaza. Nessun giornalista anche straniero né malato palestinese potrà uscire od entrare.
Tutto ciò accade, mentre la diplomazia internazionale tace.