La battaglia che si sta combattendo a Kobane è diventata una lotta corpo a corpo tra i jihadisti e la resistenza curda. L'ammiraglio John Kirby ha ammesso, durante una conferenza stampa, che i raid aerei non bastano e gli Stati Uniti non potranno salvare Kobane. Il New York Times, rifacendosi a fonti curde, ha riportato che i miliziani sono avanzati nella zona nord della città, malgrado i raid. Anche l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che stamattina aveva rilevato un arretramento dell'Isis, ha confermato che i miliziani stanno guadagnando nuovamente terreno a seguito dei rinforzi ricevuti.

Malgrado i raid siano riusciti a colpire molte postazioni nemiche, non bastano a far retrocedere l'Isis e liberare la città.

La situazione a Kobane

Si hanno tuttavia notizie contrastanti: nel giro di poche ore le sorti della battaglia cambiano. Ciò si deve alla strategia dei miliziani descritta dal generale Jeffrey Harrigan dell'Air Force, capo della pianificazione delle operazioni. L'Isis è molto combattiva, malgrado progressi effettuati, riesce a mantenere il controllo del terreno conquistato grazie a contromosse come disperdersi per sfuggire ai raid e non rendersi visibili dall'alto. Ciò che complica tutto è l'assenza di osservatori che verifichino l'impatto dei raid. Gli irakeni e i siriani non riescono a svolgere questo compito ed a fornire informazioni precise.

Sembrerebbe inoltre che nelle ultime 48 ore gli Usa abbiano deciso di incrementare gli attacchi aerei e impiegare gli Apache per favorire i curdi negli scontri ravvicinati. Anche il Canada si unirà alla coalizione occidentale: il parlamento canadese ha approvato la mozione per l'intervento con una stretta maggioranza ma non invierà truppe di terra.

Le reazioni della Comunità internazionale

L'Iran tuona che l'intervento della coalizione internazionale è insufficiente, i raid aerei non bastano, l'Isis va fermata al più presto prima che dilaghi anche altrove, come sta avvenendo in Libia. La Russia avverte che il Califfato potrebbe avere armi chimiche e che ha compiuto attacchi con il gas loro in Iraq lo scorso settembre.

Secondo l'Iraq invece si tratterebbe di un unico episodio avvenuto a Saqlawiya nel nord del Paese. Non si sarebbero state vittime ma solo undici feriti. La Turchia continua a chiedere l'intervento di terra e potrebbe essere sul punto di intervenire, ma nulla è ancora certo. Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato ha fissato un incontro ad Ankara con i vertici del governo turco: il presidente Recep Erdogan, il primo ministro Ahmet Davutoglu ed il ministro della difesa.

Il dilagare dei simpatizzanti dell'isis

Dopo le manifestazioni pro-Isis in Libia, la lunga ombra del terrorismo torna ad allungarsi. In Giappone è stato fermato uno studente musulmano sospettato di voler aderire all'Isis.

In Gran Bretagna è stato sventato un possibile primo attacco terroristico collegato al Califfato islamico. La notizia è stata data dal Daily Telegraph e Daily Mail. Secondo la stampa britannica uno dei 4 arrestati, sospettati di stare per organizzare un attentato terroristico, è un ex - jihadista proveniente dalla Siria. Sembrerebbe dalle indagini che i 4 avessero in mente di organizzare qualcosa di simile alle decapitazioni perpetrate dai jihadisti sugli ostaggi occidentali.