L'Isis ritorna a colpire con un nuovo video in cui stavolta appare l'ostaggio inglese John Cantlie. Il filmato è stato intitolato ancora una volta 'Prestami le tue orecchie' e mostra il prigioniero che racconta la sua esperienza da ostaggio insieme a quella che stanno vivendo i suoi compagni. Il video dura in totale sei minuti e trenta secondi che è stato prontamente girato su Twitter nella giornata di oggi. L'ostaggio inglese nel video appare seduto ad un tavolo, vestito con la 'divisa' arancio, mentre legge un foglio di carta. John Cantlie annuncia infatti che l'Isis avrebbe iniziato u'operazione che durerà per molto tempo visto che da loro viene definita a lungo termine.
L'obiettivo dell'Isis è quello di catturare indistintamente, tutti gli occidentali che nell'anno 2013 si sono recati nel territorio siriano. L'Isis inoltre ha deciso di negoziare poi con i paesi di provenienza dei loro ostaggi per decidere la loro sorte. Gli stati che decidono di collaborare con le forze islamiche avranno il rimpatrio dei loro uomini, basti pensare a Spagna, Germania e Danimarca. Gli ostaggi americani e britannici, invece, non sono stati rilasciati perchè i governi hanno continuato a lanciare i raid anziché collaborare e negozia per la vita dei loro connazionali.
Cantlie: 'I governi non ci hanno aiutato'
Nel filmato Cantlie legge un presunto scambio di mail che vi sono stati tra l'Isis e le famiglie degli ostaggi dove questi ultimi lamentano il fatto che i loro governi non collaborano per la vita dei loro cari.
L'staggio legge infatti che gli Stati Uniti d'America, non hanno fatto nulla per aiutare coloro che erano segregati in mano alle forze islamiche. Agli ostaggi inoltre pare sia stato riferito che ai governi non importava nulla della loro condizione anche se loro non hanno creduto a nessuna parola offensiva e denigratoria che l'Isis continuava a riferire.
Cantlie afferma che nonostante non hanno creduto a ciò che gli veniva detto, la realtà è stata molto più dura. Infatti i loro governi hanno scelto di attaccare l'Isis e di non negoziare lasciando i prigionieri in mano alla loro tragica sorte.