Il Tribunale di Bari ha condannato a 18 mesi di reclusione, con la sospensione della pena, a 10 mila euro di multa e ad un Daspo di 16 mesi l'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, accusato, in concorso con l'imprenditore salentino Carlo Quarta, per il quale è stata prevista la stessa pena, di aver messo in atto una combine in occasione del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011. La gara, terminata 0-2 per i giallorossi, sarebbe stata comprata dalla dirigenza leccese, che avrebbe versato 200 mila euro, destinati all'allora difensore della compagine barese Andrea Masiello, autore di un autogol in quello sciagurato match.

Con quella vittoria, ritenuta fraudolenta, sul campo di un club già retrocesso in serie B, il Lecce ottenne la salvezza nella massima serie, finendo poi in C per le conseguenze dello scandalo calcio-scommesse. Il pubblico ministero Ciro Angelillis, che si è occupato del caso, si è detto soddisfatto della sentenza, che prevede una condanna a 9 mesi di carcerazione anche per Marcello Di Lorenzo, sodale di Masiello. Quest'ultimo, che già aveva patteggiato nel procedimento penale in questione, unitamente ai suoi amici Gianni Carella e Fabio Giacobbe, nel gennaio prossimo vedrà terminare la propria squalifica, decisa dalla giustizia sportiva, e potrà tornare in campo. Attualmente, il giocatore risulta svincolato.

Nel provvedimento giudiziario che ha interessato gli imputati, i giudici hanno riconosciuto risarcimenti di varia entità alle parti civili coinvolte nel processo, segnatamente Figc, Confconsumatori ed oltre 200 tifosi delle due società pugliesi. Se ai supporters è stata riconosciuta la somma di 400 euro a testa, la Federazione Italiana Giuoco Calcio dovrà ricevere 5 mila euro.

Mille euro, invece, dovranno essere pagati dagli imputati all'associazione di tutela dei consumatori. In attesa della pubblicazione delle motivazioni della decisione della magistratura, gli avvocati delle persone coinvolte fanno sapere che, con ogni probabilità, a tempo debito presenteranno appello contro la decisione. La questione, dunque, non può dirsi certamente chiusa.