Ha cominciato a urlare a squarciagola, con tutto il fiato che aveva in corpo, che quell'uomo l'aveva violentata: in poco tempo, il padre della ragazza e alcuni passanti si sono avventati sul presunto stupratore, picchiandolo e colpendolo con violenti calci e pugni. Ricoverato in ospedale in gravi condizioni, Donald Robinson è deceduto dopo qualche ora a causa delle lesioni interne provocate dalle forti percosse. Ma il dettaglio che fa rabbrividire ancora di più è che la ragazza, Latiqwa Mayes, del Maryland, aveva mentito: quell'uomo, infatti, non l'aveva affatto stuprata.

In realtà, la ventenne del Maryland, Stati Uniti, aveva voluto consumare una sua personale vendetta nei confronti di quella persona che appena pochi mesi prima aveva fatto irruzione in una camera che la ragazza aveva preso insieme ad un'amica, distruggendo tutto e aggredendo la coinquilina. Dopo quella vicenda, Robinson aveva ottenuto una sentenza "leggera" e, non tenendo conto della libertà vigilata, continuava a passeggiare per la strada indisturbato. Latiqwa, quando l'ha riconosciuto, ha voluto vendicarsi urlando che quello sconosciuto l'aveva violentata.

Il padre della ventenne, Willie Mayes, immediatamente si è scagliato sullo "stupratore", e a lui si sono uniti dei passanti e dei ragazzi che stavano giocando a baseball. Mentre Donald veniva pesantemente picchiato, la giovane gli svuotava negli occhi dello spray al peperoncino. Quando è rimasto, privo di conoscenza, a terra, l'uomo è stato trasportato in ospedale ma ormai era troppo tardi. Due settimane dopo la morte di Robinson, la ragazza, il padre e altre quattro persone sono state arrestate come responsabili della morte di Donald Robinson.

Durante il processo, l'avvocato difensore ha puntato sullo stato psicologico della ventenne che, avendo visto quell'uomo camminare liberamente per le strade di Baltimora, nonostante pochi mesi prima avesse aggredito la sua amica, ha perso il controllo decidendo di farsi giustizia da sola. Il giudice, però, ha condannato senza mezzi termini la violenza nei confronti di Robinson e soprattutto l'idea di farsi giustizia da soli, con un assalto violento che ha ucciso la vittima. Al termine del processo, Latiqwa e il padre sono stati considerati colpevoli di omicidio di secondo grado e condannati, rispettivamente, a scontare sei e due anni di galera.