Dopo la diffusione del video dell'uccisione del pilota giordano arso vivo dall'Isis, la risposta di Amman arriva quasi nell'immediatezza e ha tutta l'aria di una vendetta. All'alba, infatti, sono stati giustiziati i due terroristi dello Stato Islamico che erano stati proposti nella trattativa di scambio per la liberazione del pilota giordano Maaz al Kassasbeh, di 26 anni. Lo rende noto Mohammed al-Momani, il portavoce del governo che si occupato della negoziazione dei prigionieri per tentare di salvare la vita al pilota. La trattativa era stata poi interrotta proprio per la mancanza di prove che il prigioniero giordano fosse ancora vivo.

Nella giornata di martedì era stato diffuso un lungo video in cui il povero pilota viene ucciso arso vivo il 3 gennaio scorso. Nel filmato, l'uomo, vestito con la tuta di colore arancione come le altre vittime, si trova rinchiuso all'interno di una gabbia e viene bruciato vivo dalle fiamme alimentate probabilmente da una sostanza infiammabile. La modalità dell'uccisione era stata decisa da un macabro sondaggio online dai sostenitori dello Stato Islamico che hanno proposto le pene più atroci.

Di risposta alle terribili immagini, la Giordania decide di trovare vendetta applicando la cosiddetta legge del taglione e decide di mettere in atto due impiccagioni. Si tratta di Sajida al-Rishawi e Ziad Karbouli, entrambi iracheni.

La prima era l'aspirante kamikaze, condannata alla pena di morte perché ritenuta responsabile di una serie di attentati contro gli alberghi nel 2005 in cui rimasero uccise 50 persone nella capitale giordana. Il suo ruolo era quello di attentatrice suicida, ma in quell'occasione non era riuscita ad innescare la sua cintura esplosiva.

Ziad, invece, era un appartenente ad Al-Qaeda ed era carcerato dal 2008 perché ritenuto colpevole di aver pianificato numerosi attacchi terroristici contro cittadini giordani in territorio iracheno.

La barbara uccisione del pilota giordano ha suscitato forte indignazione in Giordania, ma anche nella comunità internazionale.