ISTANBUL. La Turchia è sotto shock. Ha perso la vita, nella serata di martedì 31 marzo, il noto PM Mehmet Selim Kiraz, che, grazie all'azione delle forze speciali turche, era stato liberato, dopo 7 ore, dalle grinfie del Dhkp-C, conosciuta realtà sociale di stampo politico Marxista-leninista (fondata nel 1978) ritenuta dall'Europa e dagli USA "altamente pericolosa per l'incolumità fisica delle popolazioni di tutto il mondo".

Kiraz, che ha ricevuto tre colpi di pistola al capo e due sul corpo perdendo velocemente diversi litri di sangue al punto tale da arrivare in ospedale praticamente morto, si stava occupando dell'inchiesta legata alla morte di Berkin Elvan, il giovanissimo turco colpito da una cartuccia di lacrimogeno per strada nel marzo del 2013 e deceduto un anno dopo in ospedale senza essersi mai svegliato dal coma. Il ragazzo, 16enne, uscì di casa per comprare il pane, ma non vi fece più ritorno. Il pm turco era stato sequestrato nella mattina di martedì, bloccato all'interno del tribunale di Caglayan.

Il tentativo, da parte delle forze armate, di negoziare con i brigatisti turchi, culminato in una telefonata, si è sciolto di fronte alle richieste di questi ultimi che, stando a quanto riferisce Halkinsesi.tv, organo d'informazione di appoggio all'organizzazione, avrebbero dato un ultimatum alle autorità, ponendo il limite alle ore 15:36 locali. Inoltre, tra le condizioni, si richiedeva un atto di ammissione da parte degli agenti sospettati di aver causato la morte del 15enne, l'affidamento della causa ad un tribunale popolare e la liberazione di tutti coloro i quali sono stati arrestati per aver mostrato sostegno al ragazzo morto.

L'episodio, all'epoca, fece scalpore al punto che il primo ministro Ahmet Davutoglu, premier, ordinò la censura di tutte le immagini televisive. Precedentemente Erdogan accusò Berkin di aver avuto rapporti idealistici con associazioni terroristiche, mentre la madre del giovane accusò proprio il presidente turco di aver causato la scomparsa di suo figlio.