L'annuncio è arrivato dopo cinque anni di iscrizione nel registro degli indagati di alcuni personaggi legati alla cosiddetta Banda della Magliana, cui era seguito - due anni fa - la comparsa di un personaggio che si era presentato prima in televisione e poi negli uffici della Procura di Roma, per autoaccusarsi: il fotografo Marco Fassoni Accetti.
Fassoni Accetti è un personaggio chiave, anche se le sue dichiarazioni - oltre che oggi dagli investigatori - non sono mai state prese particolarmente sul serio dalla famiglia della Orlandi: il fotografo dichiarò che a rapire la giovane studentessa fu lui stesso, insieme a un fantomatico gruppo segreto "progressista" all'interno della Chiesa cattolica, nato per contrastare l'azione di un altrettanto fantomatico gruppo "conservatore".
Il rapimento - che poi sarebbe finito male - sarebbe stato finalizzato al tentativo di indurre il tuco Ali Agca, il feritore di Papa Woytila, a ritrattare le sue accuse ai servizi segreti bulgari. La cronaca del 1983 - Agca ritrattò le accuse ai bulgari sei giorni dopo la sparizione della Orlandi - sarebbero per Accetti la prova delle sue parole.
Il fotografo ha consegnato anche un flauto che sarebbe appartenuto alla Orlandi. I rilievi scientifici però non hanno permesso di confermarlo, a distanza di tanti anni.
Oggi, con la richiesta di archiviazione, la Procura ha chiuso un capitolo; per anni sono stati sentiti testimoni, pentiti, giornalisti, "fonti fiduciarie" e persino scritti anonimi giunti in Procura.
Con l'archiviazione, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati il nome di Fassoni Accetti con l'accusa di calunnia e autocalunnia.
La vicenda da anni è oggetto di trasmissioni tv, campagne, iniziative su Facebook e una significativa mole di inchieste giornalistiche.
La scelta di archiviare, voluta dal Procuratore capo Pignatone e condivisa dai sostituti Simona Maisto e Ilaria Calò, non è stata invece condivisa dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, che ha seguito l'inchiesta fin dall'inizio, tanto che i cronisti appassionati alla vicenda giudiziaria già parlano di "scontro in procura".
Amarezza da parte della famiglia Orlandi: "Non hanno neanche avuto il coraggio di avvertire le famiglie, lo abbiamo saputo dalla stampa. Comportamento meschino da parte della Procura, in linea con quello della Santa Sede", ha detto Pietro Orlandi, in un post pubblica su Facebook nella pagina dedicata al comitato per la verità sulla vicenda della sorella Emanuela. "Stanno cercando di uccidere la Giustizia ma noi arriveremo comunque alla verità", ha detto.