Il sottosegretario all'agricoltura Giuseppe Castiglione, Ncd, è indagato nell'ambito della inchiesta su "Mafia Capitale" in relazione a un ruolo che avrebbe avuto nell'affidamento dell'appalto per la gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Chiedono le sue dimissioni Sel, Lega e Movimento 5 Stelle. Ma per ora non sembrano probabili: "non vedo perché il sottosegretario Castiglione dovrebbe dimettersi" dice ad esempio Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture, che si dimise perché il figlio aveva ricevuto un orologio in regalo da uno degli indagati nella inchiesta sul cosiddetto "sistema Incalza".

Lupi è compagno di partito di Castiglione, ed ha ribadito le sue convinzioni su quello che chiama "l'uso politico della giustizia" che "ha già fatto troppe vittime".

Renzi: non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia 

Oggi le dichiarazioni dell'ex ministro sono singolarmente in sintonia con quelle del presidente del consiglio Renzi, che pare invece volle fortemente le dimissioni del ministro, anche se poi lo ringraziò pubblicamente per la decisione. Renzi infatti, intervistato alla festa del quotidiano La Repubblica, ha detto: "ho anche un padre indagato, a Genova. Se ragioni sugli avvisi di garanzia i miei figli non avrebbero dovuo vedere il nonno. Ho cinque sottosegretari indagati, credo che un cittadino sia innocente fino a prova contrara e non chiederò mai le dimissioni per un avviso di garanzia.

Noi siamo dalla parte della giustizia, non del giustizialismo".

Castiglione: sono sereno 

Castiglione non è un esponente qualsiasi del partito di Alfano e Lupi, ma un politico importante in Sicilia, dove continua a poter contare - dicono gli addetti ai lavori - su un consistente pacchetto di voti. Ma è anche un possibile punto di debolezza per il ministro dell'Interno: se si arrivasse ad una mozione di sfiducia in Parlamento il governo Pd-Ncd sarebbe in difficoltà.

Castiglione dal canto suo ha fatto sapere di essere "sereno" e in una intervista alla agenzia di stampa Lapresse ha aggiunto che la Procura che sta indagando sull'appalto per il Cara di Mineo ha "tutto il mio sostegno" e che lui non ha nulla da rimproverarsi. E che in ogni caso la sua delega è nelle mani "del premier".

Quando Renzi chiese le dimissioni della Cancellieri 

Per tornare a Renzi appunto, va ricordato che le opinioni del presidente del consiglio in materia di dimissioni non sono state sempre queste; quando era ancora sindaco di Firenze e aspirava a diventare segretario del Pd Renzi aveva infatti espresso opinioni diverse: sul caso Cancellieri, quando l'allora Guardasigilli fu coinvolta in uno scandalo per il presunto aiuto morale offerto a una delle figlie dell'imprenditore Salvatore Ligresti, che era stata arrestata, Renzi disse che Cancellieri doveva dimettersi, perché aveva "perso l'autorevolezza necessaria ad esercitare la funzione di ministro".

E aggiunse che se fosse stato segretario del Partito Democratico avrebbe chiesto al ministro le dimissioni.

Dopo la discussione della mozione di sfiducia al ministro, che non passò, Renzi ribadì la sua convinzione, che in qualche modo si avvicinava alle sue considerazioni di questi giorni: Cancellieri non ha fatto nulla di illecito, ma non è vero che occorre aspettare un avviso di garanzia per mandare via un ministro.

E' anche vero, disse Renzi, che l'avviso di garanzia non è una condanna, con un avviso di garanzia si può anche restare. Quel che conta è avere e mantenere "l'autorevolezza necessaria". Probabilmente il premier ritiene che Castiglione, con gli altri quattro sottosegretari indagati, oggi la mantenga.