La confessione di Trifone Ragone al padre pochi giorni prima di morire è il tema principale delle ultime notizie sul delitto di Pordenone. La verità sull'omicidio della giovane coppia di fidanzati, uccisi due mesi fa, lo scorso 17 marzo, tarda ad arrivare ma le novità su Trifone e Teresa presentate dal settimanale Giallo consentono di fare un primo passo verso la 'luce'. Fari puntati, come sempre, anche sul possibile movente che ha portato il killer ad ammazzare i due ragazzi e sul presunto mistero della palestra. 

'Papà, ti devo parlare perché ho un problema e sono preoccupato', la telefonata shock di Trifone al padre

Che cosa ha spinto Trifone a fare questa telefonata al padre pochi giorni prima di essere assassinato con la fidanzata Teresa Costanza?

Che cosa temeva a tal punto da chiedere aiuto al genitore? Qual era il problema che lo angosciava? Domande a cui gli inquirenti dovranno trovare una risposta nei prossimi giorni, settimane o addirittura mesi, per far chiarezza finalmente sul perché e su chi ha ucciso Trifone e Teresa. Fin dall'inizio le indagini si sono concentrate sulla palestra frequentata da Trifone, che oltre ad essere un militare esperto - sottoufficiale dell'Esercito - era anche un pesista e aveva un fisico tale da poter difendere se stesso e la fidanzata, motivo per il quale si crede che la prima ad essere uccisa dal killer sia stata Teresa, dopo che quest'ultima aveva parcheggiato la propria utilitaria vicino alla palestra in attesa dell'arrivo del proprio fidanzato. 

Pista passionale, palestra e rose, la verità ancora lontana?

Ad oggi sembra che gli investigatori brancolino nel buio più assoluto, poiché continua a mancare all'appello il movente per il quale l'assassino avrebbe dovuto uccidere Trifone Ragone e Teresa Costanza. Negli ultimi giorni sembra sfumare la pista passionale, secondo cui Teresa sarebbe stata uccisa per aver rifiutato le avances di un altro uomo, scenario fantasioso costruito alla luce del lavoro che Teresa, in arte Greta, faceva all'interno di un locale notturno insieme al suo fidanzato, con quest'ultimo che ricopriva tra virgolette il ruolo sia di cubista che addetto alla sicurezza. Le indagini, che inizialmente si erano concentrate su questa pista, hanno condotto gli inquirenti ad un punto morto ed è per questo motivo che oggi si guarda con maggiore attenzione ad alcuni episodi 'sinistri' capitati prima dell'omicidio di Pordenone, ovvero il suicidio di Gianfranco Manconi, bodybuilder come Trifone, avvenuto, casualmente, esattamente un mese prima, il 17 febbraio, e il ritrovamento di un mazzo di rose su quello che sarebbe stato il luogo del delitto una settimana più tardi. Manconi, atleta di fama nazionale, suo infatti qualche anno fa il record di sollevamento da panca, aveva da pochi mesi lasciato il Friuli Venezia Giulia dopo una serie di problemi con la giustizia. Il suo corpo era stato ritrovato senza vita il 17 febbraio scorso nella sua abitazione di Bosa Marina, una frazione del comune di Bosa. Tre giorni prima lo stesso Manconi aveva postato su Facebook il seguente messaggio 'Agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di un ricordo'.