Le indagini relative alla morte di Domenico Maurantonio proseguono anche nel mese di giugno 2015. La sua morte risale ala notte tra il 9 e il 10 maggio 2015. Mentre, dopo una serie di intercettazioni telefoniche che hanno riguardato i compagni di scuola del liceale padovano, gli inquirenti sembrano orientarsi verso l'ipotesi del tragico incidente, i genitori di Domenico ribadiscono la loro convinzione: il figlio non era solo quella notte.

Una vita misteriosamente spezzata. Le inagini

Maurantonio è precipitato dal 5° piano dell'hotel Leonardo Da Vinci di Milano, dove alloggiava in gita scolastica.

Il davanzale è alto un metro e oltre eppure è a quell'altezza che il ragazzo cade giù, andando incontro alla fine. Cosa può essere avvenuto? Si è tolto la vita, è stato spinto o era salito pericolosamente sul davanzale (per quale motivo?). Il legale Eraldo Stefani promette battaglia per dimostrare come sono andate veramente le cose. Per questi motivi nei giorni scorsi ha fatto un sopralluogo sul piano dell'albergo dove alloggiava Domenico.



L'avvocato era coadiuvato da alcuni esperti di varie materie. Sono stati fatti poi dei test di insonorizzazione delle stanze e quindi prove audiometriche per poter capire che cosa si potesse sentire da una parete all'altra delle camere o nel corridoio dove Domenico, ancora senza un perché, è arrivato alla finestra da cui è precipitato.

Uno dei misteri di questa vicenda è proprio il fatto che nessuno, in un luogo pieno di gente come un albergo, abbia sentito nulla. Il rumore di un corpo che cade da un piano alto dovrebbe svegliare almeno coloro i quali alloggiano al primo piano.

Nessuno ha udito rumori o tace?

I genitori, ma anche chi lo conosceva bene, scartano con determinazione l'opzione che si sia tolto la vita per il semplice fatto che non ne aveva motivo, ma possiamo davvero escluderlo? Domenico aveva una ragazza, doveva sostenere la maturità al liceo Nievo, aveva amicizie e passioni, apprezzava la musica e le nuove tecnologie. Al momento non risulta che avesse problemi coi compagni che dividevano con lui la camera dell'albergo, ma un quesito è rimasto da risolvere: perché non ha cercato di entrare in camera se aveva bisogno del bagno? Forse ha bussato e nessuno gli ha aperto la porta? E ancora: possibile che i compagni di camera non lo abbiano sentito uscire in piena notte? E' su queste piccole incongruenze che l'avvocato Stefani sta lavorando per dare una nuova chiave di lettura al caso.