Si avvicina la data dell'inizio del processo al vigile del fuoco Michele Buoninconti, accusato di avere ucciso la moglie, la 37enne Elena Ceste, e di averne successivamente occultato il corpo con grande abilità, verosimilmente derivante dall'esperienza maturata nella sua professione. I legali che difendono Buoninconti sono gli avvocati Chiara Girola e Massimo Tortoroglio. Il processo verrà celebrato con "rito immediato". Ciò vuol dire che non sfileranno testimoni. Il futuro di Michele Buoninconti sarà deciso sulla base del materiale già presente nel fascicolo. Noi abbiamo seguito l'inchiesta fin dall'inizio e obiettivamente ci pare che gli indizi contro Buoninconti siano davvero molti anche se non appare nitida la prova regina, anche perché in questo delitto manca l'arma in senso stretto con la quale è stata uccisa la donna. Va precisato che poiché l'imputato si trova in regime di detenzione il giudice potrebbe anche decidere di fissare udienze nel mese di agosto. Buoninconti continua a dichiararsi innocente.

Un rapporto tormentato tra coniugi

La vita di Elena Ceste era diventata complicata per la cronica gelosia di un marito che controllava tutti i suoi movimenti e anzi li limitava al massimo, giungendo a coprire con l'assicurazione la sua auto solo relativamente al periodo scolastico. La donna aveva trovato un minimo conforto nei social network, grazie ai quali aveva ritrovato qualche compagno di studi e fatto nuove amicizie che la facevano sentire meno sola. Proprio la scoperta di qualche rapporto amicale molto stretto potrebbe avere causato una lite risultata fatale: è quello che si cercherà di appurare durante il processo.

Uscì da casa nuda? Fu davvero strangolata?

Secondo una perizia della criminologa Ursula Franco, non è impossibile che la donna sia uscita di casa da sola, nuda e senza occhiali, per incamminarsi a piedi verso la zona del Rio Mersa. Sarebbe poi scivolata, in preda a un disagio psicologico, non riuscendo più a rialzarsi, vinta infine dal freddo. Il mancato ritrovamento delle ossa del collo di Elena Ceste impediscono l'accertamento di una morte violenta da strangolamento. Resta infine aperto il mistero dei vestiti della donna, che l'uomo avrebbe provveduto a ripulire, perché forse avevano tracce di terriccio che potevano portare gli investigatori sulla pista giusta.