Dylann Roof, il presunto autore del massacro nella chiesa di Charleston a Carolina del Sud negli Usa, non ha scelto a caso il luogo dove compiere mercoledì l'attentato a sfondo razziale. La Chiesa Metodista Episcopale Africana Emanuel (AME) ha infatti un'importante valore storico e sociale.

Le vittime

Con la pistola regalata dal padre lo scorso aprile per il compleanno, Roof ha ucciso nove persone: Ethel Lance (70 anni), Daniel Simmons (74 anni), Tywanza Sanders (26 anni), Sharon Singleton (45 anni), DePayne Middleton (49 anni), Cynthia Hurd (54 anni), Myra Thompson (59 anni), Clementa Pickney (41 anni) e Susie Jackson (87 anni). Tutti presenti per pregare.

Altri mali

In un'intervista con Blasting News, Alessandro Politi, analista strategico e direttore della NATO Defense College Foundation e ricercatore del CeMiSS per l'America Latina e le prospettive globali, ha spiegato che la lotta al razzismo negli Stati Uniti ha fatto passi avanti ma non è del tutto superata. Nessuno muore oggi per razzismo, ma dietro ai visibili fatti di violenza si nascondono altri mali che, come conseguenza, segmentano l'elettorato:"Si tratta di come il Paese immagina se stesso. Oltre la questione razziale ci sono il salario e il reddito". 

Luogo sacro

La chiesa dove è avvenuta la strage è un luogo sacro nella storia di Charleston e degli Stati Uniti. A ricordarlo è stato lo stesso presidente americano Barack Obama nel discorso di ieri.
Obama ha descritto la Chiesa Metodista Episcopale Africana Emanuel, come un luogo importante per le ricerca di libertà degli afroamericani. L'Ame è la chiesa afroamericana più antica del sud degli Stati Uniti ed è profondamente legata alla storia della comunità di colore a Charleston.

L'amico di Obama

Barack Obama e la moglie Michelle conoscevano personalmente una delle vittime della strage: il reverendo Clementa Pickney. Pickney, 41 anni, era sposato e aveva due figlie. Era senatore del Partito Democratico e una stella nascente della politica dello stato, da sempre repubblicana.
Pinckney parlava delle ambizioni politiche come un'estensione della religione, una forma per servire il prossimo: "Il nostro richiamo non è solo tra le mura di questa comunità. Facciamo parte della vita e della società". Il reverendo credeva che dio lo avesse chiamato per servire la chiesa che rappresentava. Sulla chiesa, in un'intervista al The Charleston Post and Courtier nel 2010, affermò che "questa è sempre stata la mia casa". E nella sua "casa", mentre studiava la Bibbia con altri fedeli, ha perso la vita.

La fondazione

Fondata ufficialmente dalla comunità afroamericana nel 1816, l'origine della chiesa risale però al 1791. Anche la natura si è abbattuta contro la chiesa: nel 1886 la struttura è stata parzialmente distrutta da un terremoto ed è stata ricostruita nel 1891.

Dopo la fondazione, i membri hanno interrotto i rapporti con la Chiesa Metodista Episcopale Bianca, predominante all'epoca nella città. Furono vietate le riunioni religiose tra gli schiavi (anche liberati) e furono arrestati i fondatori.

Contro gli schiavi

Nel 1822 la chiesa è stata di nuovo nel mirino delle autorità dopo che i sospetti di una rivolta di schiavi guidata da uno dei fondatori, Denmark Vesey. Più di 1000 persone sono state arrestate, 35 sono stati giustiziati, e la chiesa è stata bruciata. Nel 1834 però è stata ricostruita ma i membri dovettero incontrarsi di nascosto. Solo dopo la fine della guerra civile nel 1865 è tornata alla luce con il nome Emanuel.

Scenario di Luther King

La chiesa è diventata un punto di riferimento negli anni '50 e '60 quando è stata usata dai leader afroamericani come simbolo della lotta a favore dei diritti umani. Da quel tempio Martin Luther King ha chiesto alla comunità di colore di votare nel 1962.

Nel 1968 Luther King è stato ucciso e un anno dopo sua moglie, Coretta Scott King, organizzò una protesta dalla chiesa Emanuel fino all'ospedale locale per chiedere più diritti per i lavoratori sanitari di colore.