La Turchia, dopo aver effettuato alcuni raid aerei contro i combattenti dello Stato Islamico in Siria, è stata accusata dalle forze curde siriane di aver attaccato alcune loro postazioni al di là del confine. In una dichiarazione rilasciata lunedì, l'Unità di Protezione Popolare Curda (YPG) , il braccio armato del Democratic Union Party curdo (PYD), ha affermato che "invece di puntare quelle che sono le posizioni occupate dai terroristi, le forze turche attaccano le postazioni dei nostri difensori", esortando inoltre la Turchia ad interrompere immediatamente le aggressioni e a "seguire le linee guida internazionali".
Immediata la risposta del governo turco che ha sostenuto fermamente che le operazioni militari indirizzate contro ISIL in Siria e il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) in Iraq sono necessarie "per neutralizzare le imminenti minacce per la sicurezza regionale della Turchia". Da Ankara fanno sapere che non vi è alcuna intenzione di inviare truppe di terra in Siria; inoltre il primo ministro turco, Ahmet Davutoğlu, ha aggiunto che la Turchia era pronta a collaborare con il PYD (sebbene intrattenesse rapporti con il PKK), a condizione che non rappresentasse più una minaccia. Tuttavia, i raid contro il PKK nel nord dell'Iraq hanno messo la parola fine ad una tregua durata più di due anni.
Accordo Turchia-Stati Uniti?
Il Washington Post riferisce che la Turchia e gli Stati Uniti hanno deciso di creare delle zone di sicurezza lungo tutto il confine turco-siriano, sostenendo inoltre che questo accordo permetterebbe di fatto agli USA di aumentare significativamente la portata e il ritmo della guerra contro l'ISIL nel nord della Siria.
Ciononostante gli scontri continuano. È infatti notizia di lunedì che l'Unità di Protezione Popolare Curda (YPG) ha preso il controllo di Sarin, una città a circa 40 km a sud di Kobane che era sotto il controllo dello Stato Islamico.
Nel frattempo in merito alla decisione di convocare una sessione straordinaria del Consiglio Atlantico, il segretario della NATO Jens Stoltenberg, in un'intervista rilasciata alla BBC, ha dichiarato: "Penso sia giusto e opportuno avere un meeting dove potremo discutere riguardo alla situazione di turbolenza e instabilità che si sta sviluppando in Siria, Iraq e nelle zone circostanti ai confini NATO della Turchia".
La sintesi della settimana 20-26 luglio
- Lunedì: trentadue persone sono state uccise da alcuni militanti collegati ad ISIL in un attentato nella città a maggioranza curda di Suruç, vicino al confine con la Siria
- Giovedì: le forze dello Stato Islamico hanno sparato ad una guardia al confine turco, uccidendola. Il PKK riferisce di aver ucciso due ufficiali di polizia turchi come rappresaglia all'attentato di Suruç
- Venerdì: vengono arrestate un centinaio di persone sospettate di sostenere lo Stato Islamico. Un F-16 turco bombarda tre obiettivi ISIL in Siria
- Sabato: la Turchia colpisce alcune postazioni del PKK in Siria e in Iraq. Il PKK dichiara che non ci sono più le condizioni per osservare un cessate il fuoco
- Domenica: un'autobomba esplode contro un convoglio militare nei pressi della città di Lice, nella provincia di Diyarbakir, uccidendo due soldati e ferendone altri quattro.