Al Qaeda ed il sanguinoso attentato in Burkina Faso. Sull'altro versante l'Isis e la controffensiva in Siria. L'integralismo islamista in pochi giorni ha falciato grappoli di vite umane. Sono 25 quelle nel Paese africano, a seguito dell’assalto allo "Hotel Splendid" e ad altre strutture turistico-ricettive in cui è morto anche un bambino italianodi soli 9 anni. Addirittura 300 i morti a Deir el Zour, ad est della Siria, civili ma anche militari delle truppe regolari del regime di Assad. Il ‘freddo’ occidente solitamente si scuote solo quando i terroristi spostano la loro linea d'azione entro i confini del vecchio continente o negli Stati Uniti.

Eppure quanto accaduto in questi ultimi giorni fa rapidamente salire il livello di tensione internazionale ed il bilancio è pesantissimo.

Contrapposizione tra i gruppi terroristici

L'opinione pubblica tende a generalizzare ed è dunque necessario fare chiarezza. Sebbene lo Stato Islamico nasca da una costola dell'organizzazione fondata da Osama Bin Laden, si tratta di due forze separate ed in estrema contrapposizione. C'è uno scopo comune, quello di condurre la jihad, la "guerra santa" contro la cultura occidentale. Dopo l'attacco alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, Al Qaeda era diventato il nemico pubblico numero uno. Ora ha una minore diffusione rispetto all'Isis che è in grado di colpire in Europa ed anche in estremo oriente, come dimostrato dall'assalto a Jakarta.

I gruppi legati ad Al Qaeda stanno però intensificando la loro azione nella fascia del Sahel, l'attentato in Burkina Faso segue di qualche mese quello di Bamako, capitale del Mali, che ha colpito l'hotel "Radisson Blue". Entrambi sono stati attribuiti allo stesso gruppo, "Al-Murabitun", guidato da Mokhtar Belmokhtar. Ciò che sta accadendo ad ogni modo esclude un disegno comune tra le varie organizzazioni terroristiche, anzi si ha la netta impressione che ogni attentato nasca dall'esigenza di dimostrare la propria centralità nella vastissima galassia islamista.

Guerra aperta tra islamisti in Siria

Ciascuno di questi gruppi dunque rivendica il proprio ruolo di guida della jiahd nel mondo e l'occidente, insieme agli stati africani ed asiatici politicamente vicini, ne sta pagando il prezzo. Ci si combatte indirettamente: ogni attentato, oltre al colpire gli “infedeli”, serve anche da dimostrazione di forza nei confronti dei rivali.

Ma ci si uccide anche tra jiahdisti, in Siria è guerra aperta tra l'Isis ed il Fronte al-Nusra legato ad Al Qaeda, protagonisti nell'ultimo biennio di cruenti scontri. La separazione ufficiale tra i due gruppi terroristici è avvenuta nel 2014, nata proprio dall'incapacità del leader principale di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri, di porre fine alle schermaglie tra jiahdisti in territorio siriano. E secondo alcune fonti dei servizi segreti statunitensi, proprio l'ex braccio destro di Bin Laden sarebbe al primo posto nella lista nera del califfato.

La forza militare dello Stato Islamico

Questo scontro vede oggi in netto vantaggio l'Isis. Lo stato dell'autoproclamato califfo Abu Bakr Al Baghdadi dispone di ingenti risorse economiche e di una vera forza militare, come dimostrato nell'occupazione di intere regioni della Siria e dell'Iraq.

Proprio per questo motivo è capace di una vera strategia bellica, oltre agli attentati terroristici che continuano ad essere invece l'unica azione di Al Qaeda. Il destino di quest'ultima è dunque segnato? In realtà le cose non si mettono bene neppure per lo Stato Islamico dopo la raggiunta distensione tra Stati Uniti ed Iran. "Il terreno è propizio - ha dichiarato il ministro degli esteri di Teheran, Javad Zarif - per una maggiore cooperazione al fine di lottare contro il terrorismo e l'estremismo". Al Baghdadi ed i suoi alleati sono dunque avvisati.