Un adolescente pakistano, convinto di aver bestemmiato contro il profeta Maometto, si è tagliato la mano per espiare il suo peccato. La vicenda ha suscitato un'accesa polemica in Pakistan. L'incidente è avvenuto in un paese della provincia del Punjab, nella zona orientale del paese, quando il giovane di 15 anni ha capito male un domanda dell'imam durante una celebrazione religiosa nella moschea del paese. In quell'occasione, Shabir Ahmed, capo della comunità islamica, aveva ricordato ai presenti che coloro che amano il Profetarecitano sempre le preghiere, e aveva chiesto chi delle persone lì riunite, avesse smesso di pregare.

Per un apparente malinteso, il minore ha sollevato la mano, provocando le accuse di blasfemia da parte dell'imam e la reazione della folla dei fedeli.

Secondo quanto riferito da una corrispondente del portale "Bbc Mundo", il giovane, dopo aver fatto ritorno a casa, ha messo la sua mano nel tosaerba, tagliandola di netto. Subito dopo, si è ripresentato davanti al chierico offrendogli la sua mano su un piatto. “Tutti gli abitanti del paese lo stanno celebrando e altri arrivano dalle popolazioni vicine per rendergli omaggio”, ha affermato la giornalista. Un uomo, addirittura, ha abbracciato il ragazzo e gli ha baciato l'unica mano, dicendo che dopo aver sentito che un bambino si era tagliato la mano per amore del loro Profeta si era sentito orgoglioso e felice.

“Sono venuto a conoscerlo e rendergli omaggio”, ha detto.

La polizia è intervenuta solo dopo 5 giorni e non verrà aperta nessuna indagine, in quanto non è stata presentata alcuna denuncia. L'imam è stato arrestato con l'accusa di aver istigato all'estremismo e al fanatismo religioso, ma poco dopo è stato rilasciato.

Senza dolore né rimpianti

Il ragazzo, al quale durante un'intervista è stato chiesto se aveva sofferto nel compiere l'amputazione, ha risposto, convinto, di non avere rimpianti e che non avrebbe potuto sentir dolore nel tagliarsi la mano che è stata sollevata contro il santo Profeta Maometto. L'adolescente non si considera una vittima, e la sua famiglia ha celebrato la mutilazione autoinflitta.

L'incidente mette in rilievo le difficoltà di discutere di qualsiasi tema religioso in Pakistan, un paese dove il 97% dei suoi 200 milioni di abitanti è di fede musulmana. La blasfemia è un tema particolarmente sensibile in questo Stato, dove persino accuse senza fondamento possono generare violenze e linciaggi.

Nonostante il governo abbia preso misure contro l'estremismo religioso, questa ideologia e i suoi istigatori continuano a influenzare i sentimenti della popolazione. La costituzione definisce il Pakistan una repubblica islamica e nel 1984, l'allora leader del paese, General Zia ul-Haq introdusse nel codice penale una legge anti blasfemia che prevede punizioni di catena perpetua e morte per coloro che insultano l'Islam.