Sono passati più di 12 anni dalla morte di Marco Pantani,avvenuta il 14 febbraio del 2004 nell'Hotel le Rose di Rimini, ma il mistero ancora non è stato risolto. Fin da subito molte cose non avevano convinto, e con il passare del tempo sempre più nuovi scenari si inseriscono, alimentando il dubbio. Se ancora è in piedi questa ricerca della verità sulla morte del "Pirata",moltissimo lo si deve alla tenacia di mamma Tonina, mai convinta delle tesi dell'overdose da cocaina e sempre alla ricerca di giustizia per la morte del figlio Marco.

Lo scontro in aula

Il 24 febbraio, in tribunale, si sono scontrati la Procura di Rimini, che chiede l'archiviazione, e l'avvocato De Rensis, legale della famiglia. Le due parti hanno dato vita ad un duro dibattito, nel corso del quale il procuratore capo Paolo Giovagnoli ha sottolineato che "non è emerso alcun elemento a sostegno della tesi di omicidio". L'avvocato della famiglia Pantani ha "tuonato" lamentando il fatto che le persone che avrebbero fornito realtà diverse da quelle della procura non siano state ascoltate, o considerate inattendibili. Inoltre ha ricordato le numerose anomalie del caso che meritano approfondimento, come: la questione dei metaboliti nel sangue di Pantani, quindi droga e medicinali, il rebus del lavandino, il bolo di pane e coca vicino al cadavere, l'anomala posizione del corpo, lo specchio intatto nel bagno distrutto e la carta di gelato trovata nel cestino e che non si sa da dove è arrivata.

Nuovi scenari

Ad alimentare il mistero ci sono nuovi scenari emersi da poco. La testimonianza di una escort sudamericana avrebbe smentito quelle del personale dell'albergo che aveva dichiarato di non aver mai visto prima Pantani, che per la prima volta soggiornava in quell'hotel. La donna, invece, ha affermato di essere stata con il campione di Ciclismo in quell'albergo tre mesi prima: perché allora i dipendenti dell'hotel avrebbero mentito?

Inoltre il perito, professor Tagliaro, avrebbe individuato negli psicofarmaci prescritti allora dal dott.Greco, la causa della morte del ciclista, smentendo in modo clamoroso la prima perizia che indicava la cocaina assunta in dosi letali come causa della morte. Tutto questo non fa che alimentare dubbi e sete di verità e giustizia, soprattutto da parte della madre del campione, che promette di non arrendersi. Non resta che attendere nuovi sviluppi e capire se verrà archiviato oppure no il caso.