Scenario drammatico quello che si evince dall'inchiesta 'Mala Sanitas' che è stata avviata dalla procura nella provincia di Reggio Calabria. L'inchiesta era stata avviata per la morte di due neonati, per casi di lesioni provocati sui neonati e per gravi ferite che venivano inflitte alle partorienti. Lo scandalo è ormai scoppiato e diversi sono i reati che sono stati commessi nell'ospedale 'Bianchi-Melacrino-Morelli, gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, che rappresenta la principale struttura ospedaliera del reggino.
Gli arresti
Undici persone sono state arrestate.
In particolare quattro medici operanti nello stesso reparto sono stati posti agli arresti mentre altri sette medici sono stati sospesi dalla loro attività per dodici mesi. Decisive per dare una svolta alle indagini sono state le intercettazioni. Si tratta di misure drastiche quelle richieste dal pm, ma necessarie per evitare che eventi del genere si verifichino nuovamente. Dalle intercettazioni su un'utenza intestata all'Azienda ospedalierasarebbero emersi numerosi episodi di malasanità riguardanti reati di colpa medica. Inoltre sono emersi anche reati di falso in atto pubblico da parte dei dipendenti del reparto. Secondo quanto riporta il portale online repubblica.it, è emerso anche un sistema di copertura, ovviamente illecito, condiviso dall'intero apparato sanitario per evitare di assumersi le responsabilità dei loro errori.
Pazienti ignari di tutto
Si tratta di errori molto gravi ed in particolare i medici avrebbero procurato l'aborto di una donna non consenziente, lesioni ad altre pazienti, lesioni irreversibili su un bambino che è stato poi dichiarato invalido al 100 per cento e anche la morte di due neonati. Ovviamente le famiglie dei pazienti no potevano rendersi conto di quanto stava accadendo.
Il procuratore Federico Cafiero, ai microfoni di Sky, ha affermato che tutto risultava sempre regolare anche quanto le pazienti venivano erroneamente intubate o anche quando l'ossigeno era assente. Il malato non poteva dunque capire niente e come lo stesso procuratore afferma, loro si sono resi conto del tutto soltanto ascoltando le intercettazioni e consultando poi le cartelle cliniche.