Secondo quanto riporta il sito web dell'agenzia di informazione "Aska News", l'ISIS ha diffuso un nuovo video in cui si mostra l'esecuzione di cinque presunte spie.La truce particolarità del video sta nel fatto che i giovani boia predisposti all'esecuzione sono stati scelti tra la folla, proprio come avviene in uno show, un questo caso uno "show dell'orrore".
Il video di dodici minuti è stato prodotto dalla "sezione" della provincia di Ninive dell'autoproclamato Stato Islamico, e sempre secondo quanto riportato da "Aska News" si apre con delle immagini dei bombardamenti statunitensi e delle loro tragiche conseguenze, come la morte di civili innocenti tra cui bambini.
Le presunte spie giustiziate
I cinque individui giustiziati dai militanti dell'ISIS erano sospettate dall'organizzazione islamista radicale di essere delle spie.
Nel video prodotto dalla "filiale" dell'ISIS della provincia di Ninive, viene fatta vedere la "confessione" delle presunte spie, le quali dichiarano di come hanno divulgato "informazioni di intelligence" sulle postazioni e le attività svolte dai miliziani dell'autoproclamato Califfato.
Nel video si vede anche un guerrigliero dell'ISIS che rivolgendosi alla folla spettatrice dichiara: "O musulmani, chi tra di voi vuole avvicinarsi ad Allahattraverso la punizione di questi apostati miscredenti ?".
I continui orrori dell'ISIS e gli errori e orrori dei bombardamenti
Com'è già ricordato, il video dell'esecuzione delle cinque presunte spie si apre con le immagini dei bombardamenti statunitensi sui territori controllati dallo Stato Islamico, bombardamenti che stanno portando alla morte di diversi civili innocenti, tra cui bambini.
Il fatto è che i bombardamenti non solo non costituiscono un'argine all'avanzata dell'ISIS, ma altresì contribuiscono all'aumento del consenso nei suoi confronti, e tenendo conto di ciò risultano sia eticamente che strategicamente sbagliati.
Per combattere in modo decisivo il terrorismo islamista e l'avanzata dell'ISIS c'è bisogno dell'utilizzo di strumenti di prevenzione, di una tenace "guerra culturale" e se si rende necessaria la guerra tradizionale, di un conflitto su terra come (o in supporto) stanno facendo i guerriglieri curdi.