Caso naufragio Concordia. La Camera di Consiglio della Corte d'Appello di Firenze, diretta dal magistrato Grazia D'Onofrio, ha confermato la condanna in primo grado a 16 anni di carcere, decisa già nel febbraio 2015, al comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino. Inizialmente Schettino rischiava una pena molto vicina, in termini di anni di detenzione, all'ergastolo. I giudici di Firenze, al fine di prendere la decisione giusta, sono stati a discutere per più di otto ore in Camera di Consiglio. La Corte ha inoltre disposto l'interdizione dai titoli professionali marittimiper la durata di cinque anni ed il pagamento delle ulteriori spese processuali nei confronti dell'imputato.

Il procuratore generale chiedeva una pena maggiore

Il pg Giancarlo Ferrucci, chiedeva una pena maggiore per il comandante. Una pena che prevedeva almeno 27 anni di carcere. Ferrucci al fine di convincere la Corte ad accogliere la sua richiesta aveva riproposto l'aggravante della colpa cosciente. Essa prevedeva, quindi, una pena di un anno in più rispetto a quella di primo grado decisa dai pm. I procuratori, nel giustificare la loro scelta, dissero che le morti non si sarebbero verificate se il comandante avesse gestito l'emergenza con maggiore esperienza e capacità.

La colpa non fu solo di Schettino

Secondo quanto detto dal pm Alessandro Leopizzi, la colpa non fu solo del comandante di origini campane, ma anche di altre persone presenti sulla nave.

Però aveva precisato che questo non cancella in alcun modo le colpe di Schettino. Lo stesso capitano ha sempre negato di essere l'unico responsabile della vicenda. Infatti i suoi difensori, gli avvocati Saverio Senese e Donato Laino, hanno continuamente sostenuto che la rotta fu sbagliata ma non solo per colpa sua. Dagli stessi è stata sottolineata la conseguenza sull'incidente provocato dall'errore del timoniere, Jacob Rusli Bin.

Con lo scopo di alleviare la pena inflitta all'imputato, la difesa ha chiesto l'assoluzione per una lunga serie di reati.

La condanna decisa

Come già detto, al comandante Francesco Schettino è stata inflitta una condanna che prevede 16 anni di carcere e l'interdizione dai titoli professionali marittimi. In particolare, l'imputato è accusato di omicidio colposo di 32 persone, abbandono della nave mentre a bordo c'erano ancora persone in pericolo, lesioni fisiche e psicologiche di molti passeggeri, naufragio colposo e false comunicazioni riportate alle capitanerie di porto.

Infatti, è difficile dimenticare quando il capitano Gregorio De Falco, che era a capo della centrale operativa della capitaneria di Livorno, fu costretto a minacciare il comandante napoletano al fine di farlo risalire a bordo e, quindi, aiutare le persone ancora in pericolo.

La delusione degli avvocati

"Bisogna capire perché i giudici di secondo grado hanno preso questa decisione. Dobbiamo leggere le motivazioni", questo quanto sostenuto a caldo dai difensori di Schettino che annunciano ricorso di Cassazione. Intanto, la Corte di Firenze ha deciso di aumentare di 15mila euro a persona il risarcimento danni che il comandante dovrà effettuare nei confronti dei naufraghi. "Si tratta di una sentenza giusta", afferma l'avvocato di Costa Crociere spa, Marco De Luca.