Ormai è ufficiale, l'Italia porterà in etichetta l'origine del latte e dei suoi derivati. Come afferma il Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina: "Il decreto introduce l'indicazione obbligatoria, sulle etichette, del luogo d'origine del latte e di tutti i suoi derivati". Aggiunge inoltre: "Questo passo storico consentirà di informare, con chiarezza, e mettere a conoscenza dei consumatori le vere derivazioni dei prodotti che essi acquistano tra cui latte, burro, mozzarelle e formaggi".
Non è solo una promessa
Alle parole del Ministro Martina si aggiungono quelle del presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Il premier, a Milano in occasione del World Milk Day, afferma con orgoglio che il decreto interministeriale è già stato firmato ed inviato a Bruxellesquesto lunedì. Non si tratta solo di una promessa dunque. Ha, poi, sottolineato l'importanza dell'essere messi al corrente dell'origine del cibo e delle bevande che si consumano tutti i giorni: "Sapere cosa si sta mangiando, cosa si sta bevendo è una questione che richiede giustizia". D'altra parte, come afferma la Coldiretti (la principale organizzazione degli imprenditori agricoli), il Paese italiano è divenuto uno dei più grandi Stati importatori di latte. Tuttavia, la maggior parte di esso proviene dall'estero e questa è una presa in giro per i consumatori ed acquirenti.
Inoltre, si tratta di una concorrenza disonesta nei confronti di chi utilizza il vero latte fresco italiano. Bisogna, dunque, salvaguardare i diritti dei nostri allevatori ed incentivarne gli interessi in questi brutti momenti di crisi.
Cosa prevede il decreto
Nello specifico il decreto richiede che, obbligatoriamente, il latte e tutti i suoi derivati riportino, sulle etichette, le origini della materia prima secondo i seguenti criteri:
- Paese di mungitura;
- Paese di confezionamento;
- Paese di trasofrmazione.
Qualora la materia prima risulti munta, confezionata e trasformata nello stesso Paese, ci si limita ad un'unica dicitura.
In tutti i casi, tuttavia, è d'obbligo riportare il Paese di mungitura. Se, invece, le fasi del prodotto avvengono in più luoghi, diversi dall'Italia, le diciture da utilizzare sono: UE o NON UE. Il Ministero, poi, ha previsto un progetto d'investimento e supporto nel settore lattiero caseario di ben 120 milioni di euro dei quali 33 milioni sono già stati stanziati per l'aumento della compensazione Iva al 10%, 25 per sostenere attivamente gli allevatori e 10 per l'acquisto di latte crudo da destinare a tutti gli indigenti e, quindi, da trasformare in Uht (lavorazione ad alta temperatura).
Ma non basta. Oltre ad attivare un fondo latte per risanare i debiti, è stata progettata una campagna istituzionale per pubblicizzare e sostenere il consumo di latte fresco, made in Italy, con la partecipazione di testimonial come Cristina Parodi, Carlo Cracco, Demetrio Albertini e il professor Giorgio Calabresi.
Salvini: "Bisogna ridimensionare i prezzi"
Critico nei confronti di questi progressi è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. "Finalmente - afferma - dopo tante insistenze della Lega, viene riportata sull'etichetta dei nostri prodotti l'origine. Quello che sfugge,però, è che senza un ridimensionamento dei prezzi, le "stalle" verranno spazzate via ugualmente dalle grandi industrie. Esse danneggiano la nostra agricoltura e la nostra pesca".