Si sa che il cellulare è, oggigiorno, il più importante ricettacolo di indizi di potenziali tradimenti virtuali e non solo. Quindi è alquanto scontato, soprattutto quando ci sono molti sospetti, cercare di impossessarsi dello smarphone del proprio partner, per cercare di leggere il contenuto. Ciò infatti può significare acquisire finalmente le prove di una infedeltà fino ad allora solo ipotizzata. Ma occorre stare ben attenti ora, perché la Cassazione con la sentenza la n. 24297/16 ha statuito che commette il reato di rapina chi sottrae con forza il cellulare al proprio compagno, contro la sua volontà, al fine di perquisire la messaggeria di Whatsapp.

Il caso sottoposto alla Cassazione: fidanzato accusato di rapina

La sentenza della Cassazione, che ha fatto molto discutere proprio per la sua eccessiva severità, ha in breve condannato un uomo ad un anno ed 8 mesi di reclusione per rapina e lesioni, per aver 'scippato' il cellulare alla ragazza che si è rifiutata di darglielo con le buone. L’uomo infatti dopo esser stato condannato dalla Corte d’appello ha proposto ricorso per Cassazione. A nulla sono valse le difese dell'imputato che ha sottolineato come per la configurazione del reato di rapina mancasse l'elemento soggettivo del reato ovvero il dolo, l’intenzione di conseguire un ingiusto profitto, non avendo egli agito alla ricerca di un profitto.

A pensarla diversamente son stati i giudici di legittimità che hanno sottolineato come il profitto può non consistere esclusivamente in un vantaggio patrimoniale. Esso può coincidere anche con un'utilità, solo morale o consistere in una soddisfazione, o godimento che il soggetto agente appunto immagina di conseguire dalla propria condotta.

Essa presuppone sempre l’uso della minaccia o della violenza per impossessarsi della cosa mobile altrui. Infatti, nel caso di specie, il fine di esaminare i messaggi conservati nel cellulare, perquisendo lo stesso ha integrato perfettamente il requisito dell'ingiustizia del profitto. L’uomo con tale gesto ha non solo violato il diritto alla riservatezza della sua fidanzata, ma altresì ha compresso la sua libertà di autodeterminazione.

Partner che strappa il cellulare per leggere sms: scatta la rapina

Secondo gli Ermellini la sottrazione, con violenza o minaccia, di un oggetto ad un’altra persona, quando questa lo tenga ben stretto, fa scattare la rapina propria. Le motivazioni sottese alla statuizione sono legate innanzitutto all’individuazione delle differenze fra la rapina e il furto con strappo. Tale ultimo reato si configura infatti quando la violenza avviene immediatamente solo sulla cosa e quindi in via del tutto indiretta verso la persona che la detiene. La rapina invece presuppone l’appropriazione da parte del reo di una cosa particolarmente aderente al corpo di chi la detiene in quel momento. Il soggetto attivo deve infatti vincere la resistenza del proprietario della cosa e la violenza quindi si estende alla persona.

Nel caso specifico, l'imputato aveva infatti diretto la propria azione violenta verso la sua ragazza per arrivare ad impossessarsi del telefonino. Ecco perché non si è potuto configurare il furto con strappo. Insindacabile quindi la condanna dell'uomo che dovrà pagare anche le spese di giudizio. Per altre informazioni di diritto potete premere il tasto segui accanto al nome.