Il corpo di un giovane rumeno era stato rinvenuto lo scorso 22 maggio nelle campagne al confine tra i territorio di Marsala e Mazara del Vallo. L'accaduto aveva preceduto di pochi giorni l'uccisione del maresciallo dei carabinieri, Silvio Mirarchi, impegnato nelle indagini relative alle coltivazioni ed al traffico degli stupefacenti nel territorio trapanese. I carabinieri hanno arrestato i responsabili del primo delitto; quanto accaduto non ha alcun collegamento con l'omicidio Mirarchi ma la modalità ed il contesto in cui è maturato potrebbero avere delle similitudini.

Il corpo carbonizzato è di Cristian Maftei

Il corpo rinvenuto dai carabinieri in contrada Biancolidda di Mazara del Vallo è di un cittadino rumeno di 38 anni, Cristian Maftei. Le indagini dei militari hanno permesso di individuare i responsabili: si tratta di Vito e Giuseppe Signorello, fratelli di 46 e 39 anni, accusati di omicidio ed occultamento di cadavere. Quest'ultimo reato viene contestato anche due rumeni, Ionut Stoica e Gheorghe Florian, cognati di 26 e 27 anni. Tutti gli arrestati si trovavano comunque rinchiusi dallo scorso 16 maggio nella casa circondariale di Trapani con l'accusa di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Le indagini dei carabinieri

Alle prime ore del mattino dello scorso 16 maggio, quattro cittadini rumeni si presentarono presso la compagnia dei carabinieri di Mazara del Vallo.

Non ebbero problemi a confessare di essere stati sorpresi a rubare in alcuni terreni agricoli ma nella circostanza denunciarono di essere stati aggrediti a colpi di arma da fuoco. Due di loro, che non erano presenti in caserma in quel momento, erano stati feriti. Si trattava del 22enne Iliuta Dura e di Cristian Maftei. Il primo era stato trasportato in ospedale mentre del secondo non c'era traccia.

Considerata la gravità della ferita infatti, era rimasto sul luogo dell'agguato. I militari, intervenuti sul posto, hanno scoperto 40 serre di proprietà dei fratelli Signorello, all'interno delle quali venivano coltivate circa 9.000 piantine di cannabis. I titolari delle piantagioni sono finiti in manette insieme ai due braccianti agricoli rumeni.

La modalità del delitto

Nessuna traccia, però, di Cristian Maftei i cui resti quasi completamente carbonizzati sono stati rivenuti sei giorni dopo in un podere, a meno di 1 km dalle proprietà dei Signorello. Dall'interrogatorio dei due fratelli mazaresi si è potuto appurare che il rumeno non sarebbe stato ucciso intenzionalmente: i colpi di arma da fuocosarebbero stati esplosi a scopo intimidatorio per impedirgli di rubare all'interno delle piantagioni. Quando però i Signorello si sono accorti della morte dell'uomo, hanno cercato di disfarsi del cadavere con la collaborazione dei due braccianti che hanno tentato di bruciarlo.

Nessun collegamento con il delitto Mirarchi

L’operazione condotta dai carabinieri ha definitivamente smentito l’ipotesi che il ritrovamento del corpo di Maftei potesse essere messo in relazione con la sparatoria, avvenuta in contrada Ventrischi di Marsala lo scorso 31 maggio, in cui venne ferito il maresciallo Silvio Mirarchi, poi deceduto per la gravità delle lesioni riportate.

Nella circostanza però, il sottufficiale dei carabinieri che in quel momento stava lavorando in borghese insieme ad un collega e teneva d'occhio una piantagione di cannabis, potrebbe essere stato scambiato dai 'guardiani' per un ladro così come accaduto al malcapitato Cristian Maftei le cui intenzioni, comunque, erano realmente furtive.