La decisione - improvvisa e inaspettata - presa dalla Direzione Didattica di una scuola tedesca di porgere le proprie scuse ad un imam, riaccende il dibattito sull'integrazionee sulla soglia di tolleranza possibile tra le due culture.

Tutto iniziò nel giugno scorso quando - nel corso di un incontrocon i docenti- ilpadre di un ragazzo, convocato con lamoglie in seguito al coinvolgimento di uno dei suoi figli in una piccola zuffa -si rifiutò di stringere la mano ad una insegnante. Ma non si trattava di un padre qualunque.L'ignara prof. si era trovata di fronte - senza saperlo - l'imam Ucar, uno sciita turcolaureato in teologia che vive da 15 anni in Germania.

Un uomo da tutti conosciuto e stimato.

Teatro dell'episodio, la Platanus-Schule di Berlino, un istituto privato bilingue anglo-tedesco di Pankow. La docentelo accusò di mancarle di rispetto e di misoginia, interrompendo il colloquio. A quel punto, lui la denunciò, accusandola a sua volta di xenofobia edi avere violato un diritto sancito dalla costituzione, quello allalibertà religiosa. Dopo aver invano atteso le scuse della Direzione, i coniugi ritirarono i loro due figli dalla scuola nella quale non riponevano più la loro fiducia.

Questa mattina la notiziacomunicata dalla RBB (Rundfunk Berlin-Brandenburg) che ha diffuso il contenuto della lettera inviata dall'istituto berlinese al legale dell'imam.

Nella missiva, l'istituto chiede espressamente scusa al signor Ucar e consorte, dichiarando testualmente che "tra la scuola e la famiglia si era creato solo un equivoco". Inoltre si aggiunge che nella vicenda non vi era niente di personale nei confronti del padre dei due ragazzi, né si era voluto in alcun modo offendere la sualibertà religiosa.

Igiene e morale

Già nell'aprile scorso la Svizzera aveva ammonito i cittadini stranieri, "barattando" l'accettazione della stretta di mano con il riconoscimento della cittadinanza. E il 6 giugno scorso aveva scatenato una sorta di frenesia mediatica la notizia che - sempre nella Federazione Elvetica - la famiglia di due studenti siriani avrebbe dovuto pagare una multa di circa 5.000 euro per il "grande rifiuto".

Inevitabile una considerazione: mancano spesso da entrambe le parti - in uno scenario in cui le due culture sembrano ormai, volenti o nolenti, destinate a convivere - laconsapevolezza e l'informazione.Chi ha conosciuto da vicino la cultura islamica sa perfettamente che alla base di un "rifiuto" e di un divieto c'èin molti casiun fattore igienico. E igiene e morale, si sa, per i musulmani rappresentano un binomio inscindibile. Chissà però anche a quanti di noi è capitato di tendere malvolentieri la mano a qualcuno che non conosciamo. Ammettiamolo, no?E cosa dire dei giapponesi?