Non c'è dubbio che,stando alle tante dichiarazioni prima, durante e dopo la campagna elettorale per le Primarie, Donald Trump considera le politiche sull'immigrazione "una priorità" di una sua eventuale presidenza. In passato aveva citato il muro al confine con il Messico ma questa fantasiosa quanto medievale misura sembra ormai scomparsa dai suoi proclami. Tra le sue "cannonate", subito dopo gli attacchi di Parigi dello scorso novembre, c'era la proposta di impedire l'accesso entro i confini statunitensi alle persone di fede islamica. Ha poi corretto il tiro, limitandosi a parlare di "controlli severi" nei confronti degli stranieri che provengono da aree geografiche a rischio terrorismo.
Tra queste "zone calde", "The Donald" ha inserito adesso anche Francia e Germania. "Dò la colpa ai loro governi per gli attentati - ha sottolineato - perché hanno permesso a chiunque di entrare nei loro confini".
Critiche anche nei confronti del World Trade Organization
Pertanto, secondo il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Francia e Germania sono attualmente nazioni adalto rischio di attentati e, quindi, a pagarne le conseguenze potrebbero essere tutti i cittadini francesi e tedeschi che, in caso di una sua presidenza, sarebbero costretti a sopportare "misure più rigide" per la concessione dei "visti" di ingresso negli Stati Uniti. Dalle parti di Parigi e Berlino non l'hanno certamente presa bene ma ad ogni modo il presidente Francois Hollande, al pari della cancelliera Angela Merkel e della stragrande maggioranza dei leder europei, fa apertamente il tifo per Hillary Clinton.
"Trump è pericoloso - ha detto il capo dell'Eliseo - perché una sua presidenza complicherebbe non poco i rapporti tra Stati Uniti ed Unione Europea". C'è del vero in questo anche dal punto di vista economico. Donald Trump, in caso di una sua presidenza, ha anche minacciato un abbandono statunitense del Wolrd Trade Organization, l'Organizzazione mondiale del commercio. "Questo - ha detto - nel caso in cui venga bloccato il mio piano di tassare le aziende americane che si spostano all'estero, delocalizzando le attività e togliendo posti di lavoro agli americani".