Già qualche giorno dopo il Terremoto dello scorso 24 agosto, le Procure di Ascoli Piceno e Rieti hanno aperto dei fascicoli d'indagine per accertare le cause, e le eventuali responsabilità, dei crolli dei tanti edifici pubblici situati nelle cittadine colpite dolorosamente dal sisma.

Sisma con una magnitudo 6.6 - che ha portato dietro di sé una sequenza di almeno duemila scosse di grado inferiore - che ricordiamo ha determinato il decesso di 292 persone, più di 300 feriti, migliaia di sfollati nonché la distruzione del tessuto storico-artistico-urbanistico-economico-sociale dei borghi di Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto ed Arquata.

Una tragedia che si poteva evitare

Ma tutto questo si poteva evitare? E' questo quello che molti di noi si domandano con insistenza, anche in considerazione del fatto che ad esempio il vicino paese di Norcia - che dista appena 5 chilometri dai luoghi citati - non ha registrato vittime, ma solo qualche lesione ad alcuni edifici. E allora cosa ha fatto la differenza?

Spesso ci lamentiamo che in Italia non ci siano delle adeguate normative che regolamentino determinate materie, ma altrettanto spesso accade che queste normative esistano, ma non vengano attuate a rischio dell'intera popolazione. Un esempio? La legge 100 del 2012, che obbliga le Amministrazioni Comunali ad adottare in tempi brevissimi (tre mesi) i Piani di Emergenza, ovvero Piani di Protezione Civile che hanno lo scopo preciso di mettere al sicuro la popolazioni in casi di eventi straordinari, quali appunto i terremoti.

Le anomalie dei Piani di Emergenza

Dunque un normale cittadino si aspetta che, considerata la gravità dell'argomento trattato, tutti i Comuni d'Italia abbiano messo in atto le indicazioni preposte dalla citata legge. Ma non è così. Un esempio? Basta andare sul sito internet del Comune di Accumoli:ci si accorge che le informazioni vitali per gli abitanti del luogo riguardano il Piano della Protezione Civile di Amatrice, con tanto di intestazione e logo del noto comune rietino.

Già risulta anomalo che un'amministrazione comunale adotti il Piano della Protezione Civile di un altro Comune non redigendone uno adatto alla propria popolazione, urbanistica e topografica; ma la cosa che fa letteralmente saltare dalla sedie è leggere tra i vari articoli e commi del citato Piano di Emergenza di Amatrice, che proprio la scuola "Romolo Capranica", l'Ospedale, l'Istituto Femminile e gli uffici comunali erano già stati sottoposti a controlli e se ne evidenziavano i rischi di lesione o crolli.

Una lista di edifici che dovevano contenere i bambini, nonché parte della popolazione cittadina - ma cosa forse ancor più grave - deputati ad essere luoghi di prima accoglienza in caso di necessità, lista che vede anche la presenza del crollato Hotel Roma. Le indagini per ora proseguono in modo serrato ed incessante e i fascicoli aperti sono, almeno per il momento, per disastro colposo, anche se non è esclusa la possibilità che si possano evidenziare anche reati più gravi.