Dopo il video- messaggio di ieri, indirizzato ai nostri rappresentanti governativi, giunge la notizia ufficiale dell'identificazione, ad opera della Digos, del giovane protagonista di questo video: Davide Grasso, già noto alle forze dell'ordine per la sua burrascosa attività nell'ambito dei No-Tav.
Grasso, filosofo, 36enne, non è nuovo a questo tipo di azioni 'estreme', in passato infatti era stato accusato per l'occupazione di una ditta impegnata nel cantiere di Chiomonte e contro di lui era stato spiccato anche un mandato di cattura. Secondo la Digos il giovane ricercatore di filosofia, allievo di Maurizio Ferraris, sarebbe un latitante, e il suo volto è quasi un'icona nell'ambito del centro sociale di Askatasuna, a Torino.
Il video-messaggio
Il video, che ha fatto subito il giro del web, della durata di circa 22 minuti, conteneva pesanti ed esplicite accuse rivolte a Renzi, alla Mogherini, al rappresentante dell'Onu De Mistura, nonchè a Salvini. Li si accusava di appoggiare la Turchia di Erdogan, che combatterebbe al fianco dell'Isis in territorio siriano, difeso invece dai combattenti curdi.
Il giovane poi, circondato da altri miliziani, denunciava l'irresponsabilità del nostro premier, Matteo Renzi, e la politica poco chiara dell'Unione europea, pronta a finanziare la Turchia. E concludeva, dopo numerose e violente invettive, con la celebrazione degli ideali rivoluzionari, fondati sulla lotta armata e sulla ribellione ai giochi di potere occulti.
Ripercussioni a Torino?
Come ha evidenziato il senatore del Pd, Stefano Esposito, Torino annovera un numero sempre crescente di giovani animati da questo tipo di ideali eversivi, pronti a partire per le 'aree calde' della lotta al terrorismo e pronti anche a morire in nome di un ideale di giustizia. Risulta infatti sempre più cospicuo il numero di foreign fighters torinesi presenti in territorio siriano e il video-messaggio potrebbe avere ripercussioni preoccupanti, infiammando ulteriormente gli spiriti ribelli.
A detta del senatore il centro sociale di Askatasuna va sgombrato, 'è un luogo opaco'. Potrebbe scattare il meccanismo perverso dell'emulazione che renderebbe ancora più nutrito il numero dei giovani italiani combattenti. Ma, viene da chiedersi, fino a che punto potrebbe essere valida una strategia del genere?.
Nei giovani, si sa, il 'proibito' ha il sapore spesso del mito, dell'obiettivo da raggiungere e, come in ogni epoca passata, la 'lotta armata' ha rappresentato agli occhi della fascia giovanile l'unico mezzo per far sentire la propria voce, una voce che grida 'giustizia'.