La Russia, in accordo con il governo di Damasco, ha annunciato che il 4 novembre sarà attuato un nuovo cessate il fuoco umanitario ad Aleppo. Per dieci ore saranno verranno sospese tutte le operazioni militari nella città e saranno aperti corridoi umanitari per poter permettere a miliziani e civili di abbandonare i quartieri orientali assediati. Tuttavia, la proposta è già stata rifiutata dai rappresentati dell’opposizione, che giudicano l’iniziativa di Mosca mera propaganda. I ribelli fanno sapere che non hanno alcuna intenzione di ritirarsi da #Aleppo e che la popolazione civile non si fida affatto delle promesse del governo siriano.

La Russia dal canto suo accusa le milizie anti-governative di impedire la fuga agli abitanti dei quartieri orientali, utilizzando i civili come scudi umani.

La battaglia continua

Intanto ad Aleppo si continua a combattere. L’offensiva ribelle lanciata lo scorso 28 ottobre con l’obiettivo di togliere l’assedio dalla città finora non è riuscita a raggiungere gli obiettivi prefissati. Dopo alcuni successi iniziali, lo slancio milizie dell’opposizione è stato contenuto con successo dalla resistenza offerta dall’esercito siriano e dai suoi alleati. Nella battaglia sono impegnati alcuni dei migliori reparti della guardia repubblicana, nonché un considerevole numero di hezbollah libanesi. Dopo 72 ore di combattimenti furiosi l’intensità degli scontri si è abbassata notevolmente, anche se oggi le forze di Damasco hanno lanciato un contrattacco per tentare di recuperare il distretto di Minyan, venendo però respinte.

Nuovi scontri in vista

È tuttavia molto probabile che nei prossimi giorni i ribelli lanceranno nuovi violenti assalti per sfondare le linee del governo. Nell’area sembra siano giunti numerosi miliziani ceceni affiliati a Jabhat Fateh al-Sham, il gruppo che fino a qualche mese fa era legato ad al-Qaida. Sono infatti numerosi i jihadisti provenienti dal Caucaso e dalle repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale che combattono nelle formazioni più estremiste dell’opposizione.

Anche il governo ha fatto affluire rinforzi nella zona, tra cui i reparti della Tiger Force, probabilmente l’unità migliore dell’esercito di Damasco. Quello che si teme, però, sono nuove vittime tra la popolazione civile: negli ultimi giorni l'Onu ha documentato la morte di oltre 30 civili, tra cui 10 bambini, a causa dei bombardamenti aerei del governo e degli attacchi di artiglieria compiuti dai ribelli.