Nessuna tregua per #Aleppo, quando sembra profilarsi all’orizzonte un’altra grande battaglia per il controllo di quello che un tempo era il fulcro economico della Siria. In questi giorni, infatti, si susseguono le dichiarazioni dei ribelli su quella che si può definire “la madre di tutte le battaglie” della guerra civile siriana. Secondo fonti del Fsa (Free syrian army), sarebbero ben 4.000 i miliziani che a breve attaccheranno le posizioni governative con l’intento di liberare #Aleppo dalla morsa dell’assedio governativo. Numeri importanti, in un conflitto che si protrae da oltre 5 anni e che ha ormai ridotto allo stremo le forze tutti i contendenti.
Gli insorti si sono riuniti in due grandi coalizioni, o “operation room”, capaci di riunire la quasi totalità delle milizie che compongono il frammentatissimo fronte ribelle. Da una parte Jaish al-Fatah, “L’armata della conquista”, che raggruppa al proprio interno le fazioni più estremiste come Ahrar al Sham e Jabhat Fateh al-Sham (ex al-Nusra, ossia la branca di al-Qaeda in Siria); dall’altra Fatah Aleppo, che invece include gruppi più moderati, anche se meno incisivi sul campo di battaglia rispetto ai jihadisti. Intanto, in questi giorni, l’esercito di Assad, coadiuvato dai miliziani libanesi di Hezbollah, sta provando a consolidare le posizioni a sud-ovest della città, nella zona in cui ad agosto i ribelli erano riusciti per breve tempo a sfondare le linee governative.
Aleppo, la battaglia decisiva
È molto probabile che le sorti della guerra in Siria si decidano proprio ad #Aleppo. Se il governo di Assad dovesse riuscire a riconquistare l’intera città, ai ribelli rimarrebbe ben poco da mettere su un eventuale tavolo delle trattative. Per questo rompere l’assedio dell’esercito è di fondamentale importanza.
Lo scorso 31 luglio, i ribelli avevano lanciato una grande offensiva con lo stesso obiettivo. Nonostante il successo iniziale dell’operazione, con la conquista di alcune basi dell’esercito e la creazione di un piccolo corridoio nella parte sudoccidentale di #Aleppo, l’operazione si era conclusa con un disastro. In quanto già a inizio settembre la controffensiva governativa è riuscita a riconquistare la maggior parte delle posizioni perdute, chiudendo la breccia e infliggendo pesantissime perdite agli insorti.
Un disastro per i ribelli, che nella battaglia hanno perso anche molti comandanti e miliziani esperti. Un’ulteriore sconfitta, quindi, potrebbe rappresentare un punto di non ritorno per gli avversari di Assad.
Il contributo della Russia
Ancora una volta risulterà probabilmente decisivo il ruolo giocato dall’aviazione russa. In queste ore sembra che Mosca abbia inviato due elicotteri da combattimento nella zona. Una novità, in quanto negli ultimi mesi gli elicotteri sono stati utilizzati unicamente in operazioni contro l’Isis, in modo da preservarli da eventuali abbattimenti da parte dei manpads (sistemi missilistici antiaerei trasportabili a spalla) utilizzati dai ribelli. Senza dimenticare l’arrivo al largo delle coste siriane della portaerei “Admiral Kuznetsov”, che aggiungerà ulteriore forza alla capacità offensiva russa nel Paese.