E' il 31 ottobre 2016. In Russia, precisamente a Dagestan, nel causaso del nord, il corpo di una 25 enne viene ritrovato esanime in un lago di sangue. Brandelli di pelle strappati via da un corpo martoriato, torturato, fatto a pezzi, reso irriconoscibile. La scena è raccapricciante proprio come la storia che si cela dietro quella brutalità: Raina Alliev, questo il nome della vittima, era una transgender musulmana che da poco aveva cambiato sesso e si era sposata con l'uomo dei suoi sogni, Viktor.

Quel cambio di sesso non era mai stato accettato dai genitori: la madre aveva il volto continuamente rigato dalle lacrime per la vergogna e sulle sue labbra, come un mantra, una frase veniva ripetuta più e più volte: "è una disgrazia per tutta la famiglia"; il padre, Alimshalikh Aliev, sconvolto e incapace di accettare le scelte del figlio, è stato colto da ictus.

Sebbene nessuno sappia chi ha effettivamente commesso il delitto, i sospetti si concentrano proprio sulla famiglia. Raina era cresciuta a Dagestan e lì aveva completato il suo percorso di studi. Una volta terminati, si era resa subito indipendente andando a vivere a Mosca e lavorando negli ambienti della movida.

In quel frangente aveva anche cambiato sesso, senza avvisare, senza parlarne in famiglia, forse perchè consapevole che non avrebbe ricevuto il supporto che sperava. Forse perchè un bel giorno, a Karachaevo-Cherkessiya, un'altra area della Russia a forte densità islamica, Raina aveva anche conosciuto l'uomo della sua vita e aveva sentito il desiderio di celebrare solennemente quella unione.

I due si amavano molto, come testimoniano gli scatti che li ritraggono felici, si amavano e si sono alla fine sposati. E' forte il sospetto che sia stato proprio questo matrimonio a far traboccare un vaso ormai colmo d'odio ma nessuno, ad oggi, vuole accettare che si possa uccidere per un motivo così futile: l'intolleranza per il diverso, l'omofobia più concentrata.

Eppure, un Mufti, un esperto in legge islamica, ha voluto dare una chiave di lettura a chi, ancora incredulo, fatica a guardare in faccia la dura realtà. Nel credo islamico, sostiene l'esperto, il cambio di sesso è inaccettabile. "Tranne nel caso di ermafroditismo", dice. "Cambiare sesso è come insultare Allah e ciò risulta un comportamento moralmente inappropriato.

Chi lo commette danna la propria anima e viene irrimediabilmente macchiata della medesima colpa anche l'anima del chirurgo che lo ha permesso". Più dure le parole proferite da un vicino di casa degli Aliev che sostiene che Alimshalikh avesse proprio fatto un'esplicita richiesta affinchè il figlio venisse ucciso. Le forze dell'ordine locali erano a conoscenza delle difficoltà di Raina, sapevano che aveva subito vessazioni per le sue scelte di vita e che era in serio pericolo. L'avevano avvertita di non prendere la faccenda con leggerezza. Ma qualcosa deve essere andato storto. Abdutagur Israpilov, vice capo dell'amministrazione comunale, conosceva bene la ragazza. Si addolorò ma non si stupì quando seppe della tragedia.

Egli, infatti, si era spesso dovuto occupare dello stato di sicurezza di Raina poichè, a volerla morta, in quella regione erano in tanti. Ecco perchè non è assolutamente semplice, adesso che l'orrore ha preso forma, riuscire a identificare un colpevole in modo univoco. Rimane l'amarezza di una lettera scritta da Raina ai parenti: "quando avevano bisogno del mio aiuto, io li ho aiutati, mandando loro soldi. Adesso che ho deciso di fare questo intervento, invece, mi rinnegano". Ma le parole si sa, le porta via il vento e l'unica speranza che rimane è che la morte di questa giovane e l'angoscia che ne deriva possano aprire le coscienze per evitare che si ripeta una tale immotivata atrocità.