Un altro episodio di omofobia a Roma. Due genitori hanno scoperto che la figlia, studentessa universitaria, è omosessuale ed ha una relazione con un'altra ragazza. Venerdì scorso, davanti a tante persone, il padre, la madre e la zia della giovane sono stati protagonisti di una vicenda aberrante che testimonia quanto l'omofobia sia ancora radicata nel tessuto sociale italiano.

Ragazza gay riceve pugno allo stomaco

Una studentessa italiana e la sua compagna volevano trascorrere una serata di relax nel fulcro della movida gay a Roma, ovvero la Gay Street.

Non avrebbero mai pensato di essere vessate e aggredite davanti a tutti. Il padre, la madre e la zia di una di loro avevano pianificato una 'spedizione punitiva' a Roma. Le due donne si sono messe alla ricerca della compagna della studentessa e, alla fine, l'hanno trovata e insultata davanti a tutti. La ragazza ha dovuto ascoltare parole 'pesanti', offensive, e vedere gesti immondi; poi è stata schiaffeggiata. Intanto l'uomo entrava ed usciva dai locali per trovare la figlia. Dopo continue ricerche l'uomo, che lavora come operaio al quartiere Tuscolano, ha scoperto la figlia ed ha iniziato ad offenderla davanti a tutti. La ragazza ha gridato ai genitori che le hanno rovinato la vita e, successivamente, si è sentita male.

Sul posto sono arrivati subito gli operatori sanitari e i carabinieri.

Scene da film, venerdì notte, sulla Gay Street. Il raid punitivo dettato dall'omofobia è balzato subito agli onori delle cronache. Sembra che il padre di una delle ragazze gay abbia sferrato un pugno allo stomaco della compagna della figlia.

Testimonianze sulla pagina Facebook 'Omofobia Stop'

Sulla pagina Facebook 'Omofobia Stop' alcuni internauti hanno postato le loro testimonianze. Tutti sono sconcertati per l'ennesimo episodio di omofobia nella Capitale. L'ennesima aggressione ottusa nei confronti di due persone dello stesso sesso che si amano. In Italia c'è ancora molto da fare sul fronte del contrasto dell'omofobia. Episodi come questo lo sottolineano. La ragazza gay non ha voluto denunciare i genitori. I carabinieri le hanno ricordato che ha 3 mesi di tempo per farlo.