Ignoto resta, per ora, il movente specifico che abbia spinto l'autore del furto ad impossessarsi della cancellata che reca la scritta Arbeit macht frei, "il lavoro rende liberi", posizionata nel campo di concentramento nazista di Dachau e sottratta nel novembre 2014.
Il ritrovamento in Norvegia, a Bergen
La polizia norvegese, dopo aver ricevuto una denuncia del tutto anonima, sarebbe riuscita a recuperare il "pezzo di storia" in una casa a Bergen, in Norvegia. Il cartello dovrebbe essere quello del furto di due anni fa, anche se il fatto non è stato ancora ufficialmente confermato, e la polizia tedesca fin'ora ha ricevuto da Bergen solo una fotografia del cancello.
Ma la vicenda ha un antefatto: un testimone, al tempo dei fatti, raccontò di aver dato indicazioni per Dachau ad un uomo che guidava in maniera sospetta (a fari spenti). Questa pista non portò a nulla, e venne offerta addirittura una ricompensa di 10.000 euro per chi avesse ritrovato questo simbolo storico o semplicemente offerto una valida pista da seguire. In seguito al furto, la cancellata era stata sostituita sul luogo con una copia identica e la direttrice del memoriale sta ora decidendo, con i suoi collaboratori, se procedere al ripristino del pezzo originale o se collocarlo in una zona maggiormente controllabile.
Non si tratta del primo furto del genere
Questo gesto, infatti, era stato già preceduto, nel 2009, da un furto della stessa scritta ad Auschwitz, gesto che era stato voluto da Anders Hoegstroem, leader neonazista di provenienza svedese che ricevette una pena di due anni e otto mesi di carcere per essere stato l'autore del colpo.
In quel caso il cancello venne ritrovato diviso in più parti in una casa. La cancellata rubata si trovava all'ingresso del campo di concentramento di Dachau, vicino Monaco, il primo nel suo genere aperto dai nazisti, e fu realizzata da Karl Roder, un prigioniero comunista, costituendo il modello su cui vennero poi elaborate le scritte poste all'entrata degli altri campi di concentramento nazisti.