Nel gennaio 2016 la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'italia per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani, che vieta la tortura, il trattamento disumano e/o denigrante. La causa scatenante è stata una denuncia da parte di alcuni detenuti di Busto Arsizio e Piacenza, che lamentavano il dover dividere piccoli ambienti con altre 3 o 4 persone, senza acqua calda e con scarsa luce. Le carceri italiane sono caratterizzate in primis dal sovraffollamento ed in più dalla mancanza di adeguate cure e assistenze.

I detenuti reclusi, in base alle stime stilate in questo ultimo anno, sono 65701, nonostante la capienza sia di 47040. Numerosi i decessi, come quello di Danilo Orlando, avvenuto nel 2013, ragazzo arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, condannato a sei mesi di reclusione e deceduto a pochi giorni dal congedo. La causa, stando a quanto aveva affermato la polizia penitenziaria, era un infarto, eppure la mamma, che era stata a colloquio con lui poche ore prima ed aveva notato il suo stato di malessere, ha richiesto l'autopsia dalla quale si è scaturito che non si è trattato di un infarto, ma di "polmonite bilaterale massiva", non diagnosticata e quindi non curata. Oltre ai decessi, numerosi sono anche i suicidi, come quello tentato da un detenuto disabile del reparto G11 di Rebibbia, salvato poi dal compagno di celle in sedia a rotelle.

Le altre criticità vanno ricercate nel fatto che più del 40% si trovano in carcere perché in attesa di giudizio. Le opportunità di lavoro, prima estese a tutti, ora sono destinate a chi ha pene alte e a chi non ha la possibilità di fare colloqui. Un quarto dei detenuti, inoltre, presenta disturbi psichici. Si registra, poi, una crescente discriminazione nei confronti degli stranieri, che hanno maggiore difficoltà ad accedere alle misure alternative.

Un'ultima criticità è da ricercare nello scarso investimento di risorse in aspetti trattamenti, oltre che custodiali.

Chi è sottoposto a misura detentiva è colpevole di aver violato norme e comportamenti del buon vivere sociale. L'atteggiamento di devianza, tramite il percorso carcerario, viene corretto, in virtù di un reinserimento sociale.

Tuttavia le iniziative sociali di rieducazione, informazione ed orientamento sono poche. Uno degli strumenti di socializzazione, attraverso cui i detenuti impegnano le proprie forze, nonché la psiche, è l'arte, centrale nell'iniziativa promossa dalla psicologa D'Andrea a Rebibbia. La stessa, partendo dalla proiezione di un video inerente i quartieri periferici di Roma, ha smosso l'entusiasmo dei detenuti, che le hanno mostrato interesse nel dipingere. Il coinvolgimento attiva risorse e capacità.

Le voci dei detenuti e le stime degli esperti hanno smosso alcuni politici italiani, i quali hanno visitato le carceri e toccato con mano la realtà delle stesse. Anche la Chiesa, annunciando la "Giornata del detenuto", ha definito l'ergastolo un ostacolo alla realizzazione del futuro.

Alla luce di quanto emerso, il 22 dicembre 2016 si è tenuta la Conferenza stampa di presentazione delle visite nelle carceri, presenziata da Rita Bernardini. Oltre a mostrare le firme dei 19056 detenuti che hanno digiunato a favore dell'amnistia e a confermare le criticità già rilevate ad inizio anno, politici e magistrati hanno aggiunto che le condizioni di vita di chi è ospite delle celle sono peggiorate, dato che mancano visite specialistiche, i servizi igienici sono quasi ovunque attigui alla stanza e privi di areazione e numerosi sono i problemi per stranieri spesso non identificati. L'avvocato e membro dei radicali, Maria Laura Turco, parla di un detenuto iraniano dichiarato morto dalla moglie, così da giovare della pensione, mentre lui così non può tornare nel suo Paese per mancanza di identificazione.

È necessario incentivare politiche e percorsi sociali a sostegno della persona. Al di là della pena da scontare, ci sono diritti da affermare e dignità ed identità da preservare.