Quello dei "tombaroli" è un tipo di reato che esiste da sempre, soprattutto in una miniera d'arte e reperti qual è l'Italia, ed è molto duro a morire; ma è anche vero che fa gola a molti studiosi e collezionisti, che non esitano a ricorrere ai ladri di antichità pur di mettere mano su qualche antico reperto sfuggito all'archeologia tradizionale. Ed è quello che ha scoperto il gip del tribunale di Crotone, il quale ha emesso oggi 18 gennaio dodici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di traffico illecito di reperti archeologici; il sito preferito per le loro scorribande era Capo Colonna, in provincia di Crotone, considerato il santuario per eccellenza dei Greci d'Occidente.
Diverse perquisizioni sono state compiute inoltre nelle province di Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Cosenza, Catania e Reggio Emilia, mentre l'operazione vede tra gli arrestati anche due insospettabili studiosi, molto noti nel loro ambiente: l'archeologo e docente Pasquale Giuseppe Attianese ed Ernesto Palopoli, che addirittura è risultato essere il ricettatore ufficiale della banda, nella cui abitazione i carabinieri hanno rinvenuto oltre duemila reperti trafugati.
Le indagini
L'operazione è stata denominata "Tempio di Hera", mentre le indagini erano iniziate tre anni fa; da diverso tempo, infatti, erano state riscontrate tracce di scavi clandestini nel sito archeologico crotonese. Grazie ad intercettazioni ambientali e telefoniche, riprese video e pedinamenti di soggetti già sospettati di trafugamenti, i carabinieri sono riusciti a ricostruire tutte le fasi del traffico illecito, dagli scavi fino alla vendita dei reperti ai collezionisti; a tutti i soggetti arrestati sono stati contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata agli scavi clandestini, impossessamento illecito di reperti archeologici appartenenti allo Stato, danneggiamento e ricettazione di beni illecitamente detenuti.
Oltre agli arrestati, ci sono anche 35 persone indagate. Il regista di tutta la banda era proprio l'accademico Attianese, docente, relatore e autore di diversi volumi sulla Magna Grecia, che indirizzava i tombaroli verso quelle aree archeologiche non ancora ispezionate grazie alle sue competenze di perito; mentre il capo della banda era Vincenzo Godano, 29 anni, di Isola Capo Rizzuto (Kr), che si avvaleva di sofisticati metal detector.
I ricettatori erano appunto Palopoli, direttore del museo di Crucoli (Kr), e il tarantino Raffaele Monticelli, già indagato in passato per reati simili, che aiutava la banda a rivendere i reperti antichi in Italia e all'estero nonché a mantenere i rapporti con i collezionisti e le case d'aste.