La fantascienza come preludio ed anticipazione della realtà. Questo sembrano dimostrare i recenti esperimenti condotti nel Maryland dal gruppo di scienziati del Salk Institute di Baltimora che, per la prima volta, hanno sviluppato un embrione ''chimera'' in parte umano in parte maiale, al fine di rendere possibile la creazione ex novo di organi destinati al trapianto. La notizia è stata pubblicata il 26 Gennaio scorso dalla nota rivista scientifica Cell, e così il Washington Post ha espresso il suo compiacimento: ''un passo significativo verso lo sviluppo di embrioni animali con organi umani funzionanti''.

L'ibrido è stato ottenuto mediante l'iniezione di cellule staminali umane all'interno dell'embrione di un maiale, il quale a sua volta è stato poi impiantato nell'utero di una scrofa appositamente selezionata perché potesse crescere e svilupparsi, assieme al corredo di organi che avrebbe portato con sé. Nel giro di un mese di osservazioni l'embrione ibrido ha iniziato a prendere forma, ed alcune parti dei suoi tessuti sembrano aver assunto le sembianze dei precursori degli organi sperati: neuroni, cuore, fegato, pancreas etc. La speranza è che in futuro si possano creare organi e tessuti funzionanti destinati ai trapianti umani ovviando così alla problematica delle lunghe attese che oggi mettono a rischio la vita di molti pazienti.

I precursori e le critiche di chi ricorda

Già da qualche tempo era nota, in ambito accademico, la particolare somiglianza anatomico-strutturale tra gli organi interni dei maiali e quelli umani, una somiglianza ''relativa'' che investe soprattutto le grandezze e le misure degli stessi, il che li rende particolarmente adatti al passaggio da un organismo all'altro.

Nel 2015 si parlava di maiali ''umanizzati'' con l'intromissione in essi di ben 5 geni umani, ed ancor prima nel 2013 in Cina un trapianto tra un maiale transgenico e una scimmia macaco ebbe grande successo, l'intervento durò 10 ore e il macaco raggiunse alla fine condizioni stabili. I primi passi verso la nuova frontiera genetica vennero però condotti quando David Ayares, co-fondatore della Revivicor, nota società di biotecnologie, nel 2003 creò in laboratorio dei maialini i cui organi erano mancanti di una molecola di zucchero, che normalmente riveste i loro vasi sanguigni.

Secondo il ricercatore quella molecola era la causa principale del cosiddetto ''rigetto iperacuto'', una soluzione che si dimostrò necessaria ma non sufficiente poiché in seguito tale molecola fu giudicata una semplice concausa del rigetto.

Ovviamente non mancano le polemiche, sul fronte bioetico, di chi rivolge agli sperimentatori la fatidica accusa di giocare a fare Dio. Le accuse, in particolare, di chi ricorda i molteplici esperimenti di trapianto paraumano andati male, da quello in India del 1996 al famoso ''Baby Fae'' nell'ormai lontano 1984, il caso di un neonato della California che ricevette il cuore di un babbuino ma che non superò le tre settimane di vita. E' bene ricordare che la sperimentazione è ancora anni luce lontana dal voler testare empiricamente le proprie scoperte, e lo stesso professor Belmonte, uno degli adepti del team di ricerca di Baltimora, ricorda che c'è ancora tanta strada da fare, '' E' come quando si tenta di duplicare una chiave. Il duplicato sembra quasi identico, ma quando si arriva a casa, non si apre la porta''.