Si sono mosse da tutta Italia le 1400 donne che hanno aderito all'Assemblea nazionale di "non una di meno", il nuovo movimento politico del femminismo italiano, nato dalla manifestazione di Roma del 26 novembre 2016, come forma di protesta e proposta, contro il femminicidio. Nel meeting bolognese, il 4 e 5 febbraio, il tema della violenza si è inteso affrontarlo a 360 gradi, attraverso dei tavoli tematici il primo giorno ed un confronto in plenaria il secondo, per stilare un vero e proprio "Piano nazionale femminista antiviolenza" da lanciare durante la festa della donna il prossimo 8 marzo, giorno in cui verrà indetto uno sciopero definito globale.

Tre generazioni insieme

Era fissato per le 10,00 l'avvio dei lavori, nella zona universitaria di Bologna, presso una sede dell'Alma Mater, ma a quell'ora ancora tutte le 1400 donne che hanno aderito ai tavoli tematici continuavano a confluire. C'era molta concitazione per un evento estremamente importante per la società, poiché riconsegna al femminismo italiano un protagonismo di lotta organizzata che non si vedeva da anni. Tante le età come le nazionalità presenti tra i corridoi, generazioni trasversali che s'incontrano in una unica soluzione di continuità. "La composizione anagrafica è estremamente varia – ci dice Elisa Coco, attivista del movimento – abbraccia praticamente tre generazioni: c'è il mondo studentesco delle 20-25enni; c'è poi quello delle quarantenni, che fanno politica o appartengono a gruppi organizzati; infine ci sono le donne della generazione degli anni settanta".

Per intervenire sulla dimensione strutturale della violenza

Hanno partecipato da tutta Italia, anche se in prevalenza provengono dal centro-nord. Ci sono anche adesioni di tantissimi gruppi organizzati: associazioni di donne, collettivi, centri sociali, sindacati sia di base che confederali. "Quello che unisce queste tre generazioni – sottolinea Elisa Coco – è l'obiettivo comune di scrivere un documento sulla violenza, considerando questo termine ad ampio raggio.

Si, perché l'intento è quello di creare un collegamento tra le varie forme di violenza sociale: dal tema dell'aborto, a quello del lavoro e del welfare, come anche all'immagine della donna che esce fuori dai media mainstream. Vogliamo cioè intervenire sulla 'dimensione strutturale della violenza', attraverso l'elaborazione di un piano femminista".

Il confronto sulle pratiche di lotta

I tavoli tematici sono 8: 'Narrazione', 'Salute', Educare alle differenze', 'Percorsi di fuoriuscita dalla violenza', 'Lavoro', 'Sessismo nei movimenti', 'Femminismo migrante', 'Giuridico'. Per ognuno di questi ci sono gruppi di facilitazione collettiva per scrivere il documento da consegnare alle piazze italiane durante lo sciopero dell'otto marzo, uno per ogni tavolo: “8 punti per l’8 marzo” l'hanno chiamato. Quello sarà il giorno dello sciopero globale che non avrà una manifestazione nazionale ma si svolgerà appositamente in tutte le città d'Italia, ed il documento sarà l'anello di congiunzione. Pamela, 41 anni bibliotecaria di Brescia, partecipa al tavolo 'Femminismo migrante': "Provengo da un'associazione antirazzista, credo sia importante fare rete per questa giornata di lotta e protesta. Anche perché se vogliamo convergere verso un obiettivo comune il confronto sulle pratiche di lotta è importante".