Le donne italiane pronte a scendere in piazza sabato 26 Novembre per gridare il loro No il loro sdegnoalla violenza maschile. Da ogni parte d'Italia arriveranno a Roma, da dove alle ore 14:00 partirà la manifestazione, esattamente da Piazza Esedra, manifestazione che si concluderà a Piazza San Giovanni. Il giorno successivo, la domenica 27 ci si potrà confrontare invece sulla violenza, femminismo migrante, differenza di genere, welfare, lavoro e salute tramite alcuni tavoli tamatici. Le associazioni promotrici sono: la rete romana Io Decido, che è composta da varie associazioni sindacali; la Cav, sportelli anti-violenza, e centri,spazi di donne autogestitiù; L'UDI, l'unione donne italiane nata tra gli anni 1944 e 1945 dall'esperienza della " resistenza" femminile al fascismo; E D.I.R.E, la rete nazionale dei centri anti-violenza che, oltre a raccogliere 77 centri e case delle donne, ha accompagnato negli anni donne, figlie e madri ad uscire dagli abusi domestici, lavorativi, psicologici e sessuali, nella riconquista della loro libertà e dignità.
Ni una menos il grido delle donne nato in Sud America che attraversa il mondo
Negli ultimi anni in Sud America dal cuore dell'Argentina sino a Messico e Perù un grido accomuna tutte le donne: #niunamenos.Un grido che ha portato e porta milioni di donne, ma anche uomini, a scendere in piazza, a manifestare la loro rabbia, la loro indignazione alla violenza sulle donne a denunciare quello "sterminio" oramai su scala mondiale che prende il nome di femminicidio. La punta dell'iceberg di una violenza secolare perpetrata sull'essere femminile. Scrive la giornalista Cinzia Sciuto: " il femminicidio è solo la punta dell'iceberg. Sotto c'è la cultura."
Per la ricercatrice Linda Laura Sabbadini il femminicidio è l'effetto estremo, il punto di non ritorno di una violenza che si esercita per diversi gradi e modalità e quindi "espressione del desiderio di controllo, di dominio, di possesso degli uomini sulle donne".
Non una di meno: il grido per ribellarsi alla violenza sulle donne
Il rapporto Unifem, il Fondo delle Nazione Unite per lo sviluppo delle donne riporta la violenza sulle donne come la forma più pervasiva di violazioni dei diritti umani "che devasta vite, disgrega comunità, e ostacola lo sviluppo". Alla devastazione umana sociale e culturale prodotta dalla violenza in tutte le sue forme: dall'uso dello stupro come arma di guerra, all'invisibile gioco di potere e soprusi dell'abuso psicologico, il grido ribelle nato dalle donne sud americane sta attraversando il mondo, dove tutte e tutti possono identificarsi, non una di meno, ni una menos, perché la vita ha un valore altissimo, e ogni vita va rispettata, valorizzata, non neutralizzata e sottomessa, come al contrario invece accade, per quel mondo, quello femminile, delle donne, che troppo spesso si vuole cancellare ed annientare.