Trenitalia, in questi giorni, è al centro di una polemica riguardante le tariffe maggiorate applicate ai pendolari, sollevata dall'associazione dei consumatori Assoutenti. Il calcolo errato avrebbe fatto pagare, da ben 10 anni, un sovrapprezzo del 33% (ben 38 euro in più al mese) a chi si sposta lungo la tratta Genova-Milano, e 36 euro in più a chi si muove tra Ancona e Pescara.

Trenitalia rimette le colpe ai direttori dei trasporti regionali: ammette lo sbaglio, dichiarando di voler venire incontro agli utenti, ma delega alle Regioni gli interventi per riparare al danno causato, ed eventualmente risarcire i viaggiatori penalizzati.

Secondo l'azienda, l'algoritmo nel 2007 teneva conto di una serie di fattori concreti e giusti, e l'errore non è mai stato evidenziato in 10 anni. Sono circa 7mila gli abbonati che hanno subito un danno, su un totale di 480mila pendolari italiani. Si stima che il ricavo di Trenitalia per questa maggiorazione sia intorno ai 15 milioni di euro, a fronte di un guadagno generale pari a 860 milioni di euro. Per l'azienda di trasporti si tratta di una cifra irrisoria, ma per i pendolari 38 euro al mese in più possono pesare parecchio.

Cos'è un algoritmo?

Un algoritmo è un procedimento matematico che risolve un problema con un certo numero di passi elementari. Il termine deriva dalla traduzione latina del nome del matematico persiano che ha inventato il calcolo, ovvero al-Khuwārizmī, Muḥammad ibn Mūsa, risalente al 9° sec.

Nell’uso odierno è un procedimento di calcolo descrivibile con un numero finito di regole che conduce ad un risultato dopo un numero finito di operazioni.

Un capro espiatorio comodo

Il capro espiatorio della vicenda è un'equazione sbagliata che non ha un nome e un cognome, non può essere rimproverata né perseguita, eppure dietro ad un calcolo c'è sempre un uomo.

L'algoritmo è la maschera dietro alla quale si nascondono gli errori degli uomini. Basti ricordare l'errore di calcolo che tempo fa ha spedito diversi docenti ad insegnare a centinaia di chilometri da casa: il Miur replicò che le assegnazioni erano state effettuate in base ad un algoritmo sbagliato.