Misteri su misteri nell'omicidio del fratellastro del dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un, Kim Jong-nam: neanche l'autopsia eseguita dai medici malesi nei tempi stabiliti ha chiarito quali siano le cause effettive del decesso, anche se è certo che si tratta di un omicidio. L'unica certezza è che l'uomo sia stato avvelenato al Terminal 2 dell'aeroporto di Kuala Lumpur da un gruppo di persone di cui per ora sembrano essere state identificate tre donne. Ma neppure questa notizia è certa, come d'altronde tutte quelle che trapelano dalla Corea del Nord.
Inoltre, pare che alcuni funzionari nordcoreani abbiano tentato di farsi consegnare immediatamente il corpo del fratellastro del leader supremo, ma le autorità malesi si sono opposte. In un primo momento c'erano stati persino dubbi sulla sua identità (Jong-nam, da tempo residente in Cina con la famiglia, viaggiava spesso sotto falso nome per sfuggire all'ordine permanente del fratellastro di ucciderlo), ma presto si era giunti all'identificazione, mentre i servizi segreti sudcoreani hanno subito puntato il dito su quello che secondo loro sia l'unico mandante: Kim Jong-un.
L'assassinio e la vittima
Le modalità dell'omicidio dell'uomo sono ancora in fase di chiarificazione, comunque sembra che due o più giovani donne (secondo Seoul, spie nordcoreane) avrebbero spruzzato un non meglio identificato spray tossico su Kim Jong-nam, il quale sarebbe stato anche soccorso ma senza nessun esito positivo.
Un giornale di Singapore ha anche pubblicato la foto di una delle presunte assassine, una ragazza con indosso una maglietta bianca con la scritta "Lol" ("tante risate" nel gergo internettiano); la polizia malese sta indagando sul caso ed ha anche diffuso la notizia che una donna sia stata arrestata per il delitto, una certa Doan Thi Huong, 28 anni, che avrebbe un passaporto vietnamita.
Non è stata ancora smentita, anche se è priva di fondamento, la notizia secondo cui altre due donne del gruppo siano state uccise da un altro agente segreto. Primo figlio di un altro matrimonio del defunto leader supremo Kim Jong-il, Kim Jong-nam era da tempo caduto in disgrazia per via di alcuni affari poco leciti che avrebbe gestito tra il suo Paese, la Cina e il Giappone.
Amante dei casinò e della bella vita, si era messo contro il fratellastro Kim Jong-un per aver definito quest'ultimo incapace di governare e aver invocato una stagione di riforme per la Corea del Nord, pur non cercando mai di diventare a sua volta leader e senza essere neanche un punto di riferimento per l'esigua opposizione locale. La sua famiglia è tuttora in Cina sotto protezione.