Nuovi problemi per chi negli scorsi mesi ha vissuto il dramma del Terremoto. Ai lutti, alla perdita dei propri beni e alle abitudini sconvolte si aggiunge ora l’incertezza sul futuro di tutti gli sfollati che hanno trovato rifugio nelle strutture alberghiere della riviera adriatica. Ci si interroga se i 309 hotel e residence attualmente utilizzati continueranno ad ospitare chi non ha più una casa dove andare. Si tratta di 5.322 persone che non sanno dove finiranno nei prossimi mesi. Sono lontani i tempi di massima emergenza, quando i posti occupati erano circa tredicimila, ma la situazione resta grave, anche se non gode più dell’attenzione dei media.

Verso una proroga?

La bella stagione è ormai vicina: le strutture dovrebbero prepararsi ad accogliere i turisti che hanno da tempo prenotato le proprie vacanze al mare. Infatti la convenzione firmata dagli operatori con la Regione marche scade il prossimo 30 aprile. Così, pochi giorni fa, si è aperto un tavolo di trattativa con l’assessorato al Turismo che chiede una proroga al termine concordato, possibilmente fino al 31 dicembre 2017. Molti albergatori si sono dichiarati favorevoli a posticipare la scadenza al 31 maggio. I più ben disposti acconsentirebbero ad arrivare a fine giugno, mantenendo la stessa tariffa giornaliera, pari a 40 euro a persona con pensione completa. Nessuno però vuole andare oltre, anche per la lentezza con cui la Regione eroga i rimborsi, tanto che finora sono stati pagati circa la metà degli importi dovuti agli imprenditori (per un totale che ad oggi dovrebbe abbondantemente superare i 22 milioni di euro).

La ricostruzione va a rilento

Purtroppo va a rilento la predisposizione di soluzioni abitative di emergenza, come le casette di legno. Gli abitanti di molte delle località colpite dal terremoto sono stati convinti a lasciare tutto con la promessa che in sei mesi sarebbero potuti tornare in montagna. Ma i lavori stentano a partire, anzi nelle Marche siamo addirittura ancora alla fase di individuazione delle aree più idonee dove realizzare queste abitazioni provvisorie.

Il rischio è che gli sfollati possano subire trattamenti differenziati a seconda delle loro zone di provenienza. Così si cercano nuove soluzioni temporanee, come l’utilizzo di quelle strutture nelle aree interne della regione che sono vuote da mesi proprio per la loro vicinanza al cratere sismico. Questo sarebbe anche un modo di aiutare gli albergatori che hanno ricevuto i maggiori danni economici per le numerose disdette subite, pur non essendo stati direttamente toccati dal sisma. Resta da vedere come reagiranno gli sfollati a questo ennesimo ripiego, in attesa di poter finalmente tornare nei propri luoghi di origine.