Dostoevskij l'ha scritto quasi un secolo e mezzo fa "il grado di civilizzazione di una società, si misura dalle sue prigioni". E a giudicare il caso Navalny, la Russia sembra non averlo dimenticato.

Alexey Navalny, il blogger russo candidato alle prossime elezioni come anti-Putin, arrestato ieri 27 marzo durante una manifestazione contro la corruzione e nell'indignazione nazionale, è stato condannato a 15 giorni di carcere per resistenza alla polizia e ad un'ammenda di 20 mila rubli, circa 320 euro, per aver organizzato un'iniziativa non autorizzata.

Prima di essere arrestato ha postato una sua foto su su Twitter con scritto: "verrà il giorno in cui noi giudicheremo loro, ma quel giorno lo faremo in maniera onesta".

Opinione pubblica indignata su quanto sta accadendo in Russia

Ma questa non è la sola stranezza di una vicenda che ha indignato l'opinione pubblica e le cancellerie mondiali, perché il Cremlino, oggi, rimanda al mittente tutte le critiche che si sono alzate contro i suoi metodi, a dir poco autoritari durante la manifestazione, ma fa anche qualcosa di più, insinua il sospetto. "I cortei organizzati a Mosca e in molte altre città russe" ha infatti dichiarato il portavoce di Putin Pescov, "sono una provocazione, una menzogna e non erano autorizzati.

Abbiamo delle informazioni basati su fatti che minorenni hanno partecipato alla manifestazione di Mosca, dietro ricompense finanziarie".

E' la stoccata diretta alla comunità internazionale, ma soprattutto oltreoceano. Perché fuori dalle politiche Pescov vuol far passare un concetto ben noto, ovvero che dietro la mobilitazione di domenica a cui hanno partecipato decine di migliaia di russi, ci siano le sovvenzioni occidentali, come è accaduto in altre manifestazioni degli ultimi anni.

In particolare è stata presa di mira la NED (The National Endowment for Democracy), un'organizzazione che aveva legami appunto con Navalny e non a caso 3 anni fa, insieme ad altre organizzazioni, è stata definita "indesiderata", sul territorio russo. Infatti fu accusata di aver finanziato circa 2 milioni e mezzo di dollari alcune organizzazioni locali e non, con lo scopo di discreditare le forze armate e il Governo di Mosca.

Una lotta però che non riesce a fermare le denunce che Navalny invece prosegue sulla rete, come l'inchiesta pubblicata su Youtube, in cui si punta il dito contro la corruzione e l'impero milionario che il Premier Medvedev avrebbe accumulato in Russia e all'estero.