Basta. Dietro le manifestazioni e la rabbia solo una parola fa da eco a tutto quello che ruota intorno alle celebrazioni dell' 8 marzo 2017. Uno sciopero significativo che ricalca un movimento perduto: ci si ferma perché non se ne può più. Perché anche nel nuovo secolo nulla è cambiato.
Questo è il messaggio che vogliono far passare. Le donne non ce la fanno più a subire angherie 364 giorni l'anno ed essere celebrate soltanto nella prima decade di marzo. Uno sciopero che manda in tilt un Paese, manifestazioni che hanno una carica emotiva che spiazza.
Bisogna aprire gli occhi, bisogna farlo subito.
Festa della donna, lo sciopero dell' 8 marzo
L'Unione sindacale di base ha proclamato lo sciopero generale di 24 ore, mentre le sigle Cgil, Cisl e Uil hanno invece scelto di aderire alle iniziative promosse dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces), senza però scioperare. Un segnale forte, che deve dare una scossa.
La figura della donna viene spesso denigrata sul luogo di lavoro, ma anche in famiglia. Fare finta di niente non aiuta, aumenta solamente un divario ed una disparità di genere che affonda le proprie radici in una mentalità medievale, spesso legata a dogmi mal interpretati. Si spinge la figura femminile ad accettare un livello più basso, a credere che l'unico sacrificio nella vita sia dedicare una vita intera alla famiglia.
Che sopportare la rabbia di chi dovrebbe proteggerle, sia l'unica via per poter ricevere chissà quale premio. Spesso ci si dimentica della propria felicità, del proprio essere. E non si considera la vera essenza: non esistono maschi o femmine migliori, esistono solamente persone che cercano di fare il loro meglio per poter raggiungere i propri obiettivi ed elevare esponenzialmente la propria felicità.
Senza nessun tipo di abuso.
No alla violenza di genere? No, basta alla violenza in generale
Mercoledì 8 marzo 2017 potrebbe essere una data storica, perché movimenti simili erano assenti da ormai troppo tempo. Ma con lo sciopero e le manifestazioni odierne, si rischia assolutamente di strumentalizzare il tutto. Ancora una volta ci si divide tra chi esalta la donna e chi continua a denigrarla.
Un' opinione pubblica spaccata in due, ma che spesso dimentica quale sia il vero problema. Si parla di colpe, ci si accusa a vicenda. Ma molte volte si perde l'orientamento della discussione, sfociando nel becero maschilismo o nel becero femminismo.
Oggi non va condannata solamente la violenza sulle donne, ma va condannato qualsiasi tipo di violenza. Perché uno schiaffo dato ad una madre verrà visto dal bambino, che a sua volta crederà che questo sia il modo giusto per veicolare la propria rabbia. Anche su un compagno. Anche su una persona più debole, magari un anziano.
Bisognerebbe evitare di far passare questa giornata storica come un movimento femminista. Questo sciopero deve essere visto come una ribellione di una parte della società che si è stufata di vedere prepotenze inutili e che vuole vivere la propria vita in maniera democratica.
E anche in questo caso democrazia non intesa come "Poter esprimere liberamente il proprio pensiero, anche insultando il prossimo". Vivere in maniera democratica vuol dire essere liberi di poter fare ciò che si vuole, nel rispetto delle leggi giuridiche che regolano la nostra società. Senza essere giudicati dall'opinione pubblica. Ma da qualche tempo a questa parte, tra eresie e voglia di non cambiamento, viene visto soltanto il dito, anziché guardare la luna che quest'ultimo indica.