Sull'omicidio di Emanuele Morganti, brutalmente pestato dal branco ad Alatri, spuntano inquietanti retroscena che rendono ancora più sconcertante la fine del giovane di Tecchiena. Ci sarebbero alcuni testimoni secondo cui, dopo il pestaggio, anche una ragazza si sarebbe accanita su Emanuele ormai agonizzante per le gravissime ferite e contusioni causate dalla violenza del branco assassino.
Emanuele oltraggiato durante l'agonia
E' questa la drammatica rivelazione fatta durante la puntata di Chi l'ha visto?, e sembra essere più di un semplice sospetto: alcune testimonianze avrebbero raccontato di una ragazza che avrebbe sputato sul corpo quasi esanime di Emanuele.
In queste ore pare che gli inquirenti abbiano scoperto la sua identità: si tratterebbe di una parente di uno dei tre arrestati. La violenza non era solo degli "uomini", quella notte ad Alatri. L'inferno scatenatosi intorno al 20enne di Tecchiena non aveva differenze di genere, in una parata di mostri senza troppi precedenti. Intanto, ai microfoni di Chi l'ha visto?, uno dei buttafuori indagati a piede libero per la morte di Emanuele Morganti ha deciso di parlare pubblicamente per spiegare la sua posizione rispetto ai fatti contestati e ha descritto anche il "manganello" rinvenuto nella sua auto durante la perquisizione degli inquirenti, nell'immediatezza dell'accaduto.
Parla il buttafuori indagato: 'Non ho toccato Emanuele'
Damiano Bruni, 27 anni, è uno dei 4 buttafuori iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio. Quella notte prestava servizio al Miro Music Club di Alatri, insieme ai 3 colleghi. E' lui il proprietario di un "manganello" ritrovato nella sua auto, con una scritta che, a suo dire, erroneamente alcuni organi di stampa avevano dichiarato essere "Boia chi molla".
L'oggetto, in legno, come descrive Bruni nella sua dichiarazione in tv, sarebbe un regalo del nonno, mai utilizzato e posizionato nell'auto come semplice 'ricordo'. Anche gli inquirenti, dichiara il buttafuori, appena ispezionato il manganello, avrebbero immediatamente compreso che nulla avrebbe a che fare con il violento delitto.
"Il legno non ha alcun segno o graffio, io sono assolutamente tranquillo e non ho nulla da nascondere, non ho mai toccato Emanuele, non sono mai uscito dal locale", spiega Bruni. In un passaggio dell'intervista rilasciata a Chi l'ha visto? l'addetto alla sicurezza ha parlato di una "nuvola di gente" che avrebbe seguito Morganti fuori dal locale, dopo che altri due buttafuori avevano separato il giovane e un tale Domenico, l'uomo che con lui ha avuto un diverbio davanti al bancone del Miro.
Cosa è realmente successo in quel locale? Perché il buttafuori racconta di un consistente gruppo di persone al seguito del povero ragazzo ucciso? Lo stesso Damiano Bruni ricorda il momento precisando di essersi quasi stupito di quel gruppo che avrebbe seguito Emanuele fuori dal Miro. Saranno ora gli inquirenti, da giorni impegnati nella ricostruzione della dinamica esatta dell'omicidio, a valutare tutte le dichiarazioni alla ricerca di un movente, ancora sconosciuto.