Quando una superpotenza intercontinentale provvista di vasto arsenale nucleare decide di attaccarne un'altra priva dello stesso equipaggiamento, è un attimo che la preoccupazione di altri Stati si trasformi in ragione più che sufficiente a giustificarne un conseguente programma nucleare. E di programmi nucleari la Corea del Nord ne possiede ad oltranza, a partire da quel fatidico ottobre del 2006, quando il governo di Pyongyang promosse una serie di cinque test missilistici esplosivi caricati con altrettanti ordigni atomici, due dei quali esplosi durante lo scorso anno, mentre le immagini satellitari raccolte dagli americani lasciano intendere che un sesto arriverà nei prossimi mesi, con palese e consapevole violazione delle sanzioni Onu.
Una occasione mediatica per promuovere la propria condotta
Il recente attacco americano condotto sulle basi aeree della Siria, è stato abilmente trasformato dal ministero degli esteri nordcoreano in una occasione mediatica per promuovere e giustificare la propria condotta relativa al nucleare. ''L'attacco in Siria? Giustifica la nostra decisione di dotarci, sviluppare e rafforzare gli armamenti nucleari'', per il regime a stampo stalinista, i missili di Trump giustificano il rafforzamento e la prosecuzione del proprio programma nucleare, provocando così l'attuale amministrazione americana nel definirla ''non diversa da quelle precedenti''. In una nota del ministero egli esteri, rilanciata dall'agenzia ufficiale Kcna, il raid sarebbe da considerarsi una ''mossa inaccettabile'', sebbene tipica dell'imperialismo militare all'americana.
Pyongyang dimostra chiaramente di non avere nessuna intenzione di fermare il proprio programma missilistico il cui obiettivo rimane la costruzione di un vettore balistico intercontinentale, sul quale montare una testata atomica miniaturizzata in grado così di essere collocata nell'ogiva e da scagliare a chilometri di distanza.
Il programma continua incessantemente a mantenere alta la tensione in tutto l'Estremo Oriente; l'ennesimo missile dell'ennesima istigazione risale al recentissimo 5 Aprile scorso, scaraventatosi sulle coste del mar del Giappone.
Le opzioni strategiche possibili
Nel frattempo il Consiglio per la sicurezza nazionale Usa (National Security Council), il principale organo statunitense che consiglia ed assiste il presidente in materia di sicurezza interna ed estera, ha subitamente esposto a Donald Trump tutte le opzioni strategiche possibili nel tentativo di rispondere all'armamento nucleare nordcoreano ed arginarne l'insidia.
Tra le proposte, il posizionamento di testate nucleari presso il territorio della Corea del Sud, una mossa per altro già ampiamente prevista da Pyongyang considerati i recenti dialoghi tra i due Stati, o l'eliminazione diretta del dittatore Kim Jong-un; a riportarlo l'emittente NBC News, che ha citato alti esponenti dell'intelligence e dell'esercito statunitense.
In quest'ottica è dunque da interpretare la telefonata del Presidente di questa mattina avuta con il premier sudcoreano Hwang Kyo-ahn, della durata di circa 20 minuti, dopo la quale Trump ha dichiarato di aver ''discusso in profondità il grave problema del nucleare nordcoreano e su come affrontarlo anche con il supporto del governo cinese''.
In tutto questo è da ricordare che la stessa Corea del Sud ha recentemente condotto i suo personalissimi test missilistici, con un nuovo vettore in grado di coprire ben 800 chilometri di gittata, secondo accordo siglato con gli Usa che estende la gittata degli ordini di ben 500 km, raggiungendo così la stessa distanza che intercorre tra le due partizioni territoriali della Corea.